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L'estate drammatica dei ghiacciai alpini, Mercalli: “Sul Gran Paradiso il dato peggiore di sempre (FOTO)”. Persi fino a 5 centimetri di ghiaccio al giorno sul Ciardoney

TRENTO. “Impressionante ritiro dei ghiacciai dopo l'estate più calda degli ultimi due secoli: 4 metri di spessore e 30 metri di arretramento frontale sul Ghiacciaio Ciardoney, Gran Paradiso. E' il dato peggiore di sempre”. Dopo i mesi di siccità e caldo record registrati nel 2022 è questa la situazione riportata dal presidente della Società meteorologica italiana Luca Mercalli, che negli ultimi giorni è salito insieme agli esperti di Smi e del Parco nazionale del Gran Paradiso per i consueti rilievi di bilancio di massa e variazione frontale del Ghiacciaio Ciardoney. “A conferma di una situazione divenuta via via più evidente nel corso dell'estate – si legge nel report pubblicato sulla rivista Nimbus – a seguito dell'inedita combinazione tra l'estrema scarsità di neve invernale e la calura straordinaria precocemente insorta fin da metà maggio (unico precedente analogo nel 2003), il ghiacciaio ha vissuto la sua annata peggiore mai documentata in termini sia di perdite di massa e volume, sia di ritiro frontale”.

Come già riportato in diverse occasioni da il Dolomiti, le condizioni estreme registrate nell'estate 2022 (Qui i dati relativi alla situazione in Trentino) devono essere inserite in un contesto di riscaldamento climatico (Qui Articolo) che porterà con ogni probabilità, nel corso dei prossimi decenni, alla sparizione dei corpi glaciali al di sotto dei 3.500 metri di quota (Qui, Qui e Qui Articolo). In termini numerici, sul Ciardoney quest'anno sono stati persi fino a 5 metri e mezzo di spessore glaciale, con una perdita di 4 metri di acqua equivalente. “La misera copertura nevosa – continuano gli esperti di Smi – che al sopralluogo del 1 giugno 2022 ammontava ad appena 25-165 centimetri (390 millimetri di acqua equivalente, minimo della serie iniziata nel 1992) si è rapidamente esaurita entro il mese, tanto che, in prossimità del settore mediano, il ghiacciaio ha cominciato a scoprirsi lasciando affiorare il ghiaccio 'vecchio' sottostante già alla metà di giugno, e all'inizio di luglio l'apparato glaciale era completamente privo di innevamento. Una situazione sbalorditiva e mai osservata prima, tenendo presente che in passato (anche nelle annate più sfavorevoli come 1998, 2003, 2012, 2015) il completo esaurimento della neve invernale sul ghiacciaio si verificava solo a partire da inizio agosto”.

Già a metà luglio si erano riscontrate perdite comprese tra i 102 e i 218 centimetri sulle varie paline ablatometriche (delle aste graduate in legno ed alluminio che vengono infisse a profondità definite in vari punti particolari del ghiaccio e che, emergendo in superficie a causa della fusione, danno l'immediata misura dell'intensità del processo) rispetto al settembre 2021: “Riduzioni che tuttavia – dicono gli esperti – si sono concentrate quasi interamente in meno di un mese, da metà giugno 2022”. Ad un anno di distanza, con la conclusione dell'estate 2022 (caratterizzata, oltre che dal caldo straordinario ed ininterrotto, anche dalla totale assenza di nevicate estive) il 20 settembre alle varie paline risultavano perdite di spessore glaciale che vanno dai 4 metri ai 5,25 metri. “Il bilancio di massa specifico – si legge su Nimbus – riferito all'intera superficie glaciale di 0,5 chilometri quadrati, è stato dunque valutato in -4 metri di acqua equivalente, valore che batte quanto rilevato nelle peggiori stagioni precedenti (1997-98, -3,36 metri, e 2002-03, -3 metri). Si tratta inoltre del triplo di quanto in media si è rilevato, annualmente, nel già sfavorevole periodo di deglaciazione 1992-2021”.

La disponibilità di due sessioni di misura nella medesima estate poi, su un ghiaccio come detto completamente privo di neve residua, ha permesso il calcolo del tasso giornaliero di fusione del ghiaccio (nei 68 giorni compresi tra il 14 luglio e il 20 settembre 2022). In corrispondenza delle varie paline ablatometriche, i dati vanno dai 4,2 ai 5,3 centimetri al giorno. “Si tratta di valori relativamente omogenei – scrivono da Smi – lievemente inferiori nei settori più in quota o con esposizione tendente al Nord, rispetto al pendio inferiore del ghiacciaio, ad altitudine più bassa e in più franca esposizione soleggiata”. All'ingente perdita di spessore glaciale si è accompagnato però anche un massiccio ritiro della fronte del ghiacciaio, pari a 30 metri rispetto al settembre 2021, che ha portato a circa 527 metri il regresso complessivo dal 1971. “Si tratta del valore annuale più negativo della serie cinquantennale” riporta Smi, che in conclusione sottolinea: “Come quasi tutti i ghiacciai alpini soprattutto sotto i 3.500 metri, il Ciardoney si trova in totale disequilibrio con il clima attuale, ormai da 8 anni consecutivi senza la minima sopravvivenza di nevato stagionale a fine estate che possa almeno in piccola parte contrastare le perdite di massa che avvengono nel resto della superficie glaciale. Di conseguenza, anche se l'atmosfera alpina non dovesse ulteriormente riscaldarsi (scenario peraltro del tutto improbabile) la sua scomparsa entro i prossimi decenni è virtualmente certa. Non è questione di se, ma di quando”.

Foto e immagini da Nimbus di Luca Mercalli e Daniele Cat Berro