La Casa Bianca ha tentato di fare pressione sull’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, affinché non procedesse a un taglio che rischia di far salire ancora di più i prezzi dell’energia e della benzina a un mese dalle elezioni di metà mandato, complicando gli sforzi dei democratici di mantenere il controllo del Congresso. Il pressing però non ha avuto esito.
Decisione politica. L’Arabia Saudita ha infatti deciso di schierarsi con la Russia avallando una riduzione della produzione e voltando le spalle agli alleati americani criticati tra l’altro, per la recente visita di Biden a Ryad. Secondo gli analisti, la scelta dell’Opec+ è “politica ed è un chiaro segnale del malcontento sul price cap perché considerato un precedente pericoloso”.
Si tratta del taglio maggiore dal 2020 ma, in realtà, si tradurrà in una riduzione che è la metà di quella annunciata. Molti Stati membri infatti stanno producendo meno delle loro quote e quindi sono già in linea con i nuovi limiti senza dover ricorrere ad un taglio della produzione.
I mercati azionari guardano con preoccupazione al taglio del cartello temendo ulteriori tensioni geopolitiche e anche l’Europa assiste con attenzione al taglio della produzione.
Nel frattempo gli Stati Uniti si apprestano ad allentare le sanzioni contro il Venezuela. Secondo il Wall Street Journal che cita fonti ben informate la decisione mira a consentire a Chevron di riprendere le estrazioni di petrolio nel Paese. In cambio dell’alleggerimento delle sanzioni, il governo del presidente Nicolas Maduro dovrebbe riprendere le trattative con l’opposizione per discutere le condizioni necessarie per elezioni presidenziali libere e corrette nel 2024.