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L’ora di coricarsi e i sogni possono prevedere il rischio di una grave malattia: quale? | La parola agli esperti

Secondo gli esperti le abitudini legate al sonno potrebbero aiutare a prevedere quanto sia probabile che si sviluppi una demenza in futuro

Per anni, gli scienziati hanno creduto che dormire il giusto numero di ore e con regolarità fosse la chiave per prevenire la pericolosa patologia nota come demenza, causata da danni subiti dalle cellule cerebrali. Pensavano anche che sognare fosse indice di buona salute del cervello ma, a quanto pare, non è sempre così e due nuovi studi hanno di fatto ribaltato la nostra comprensione della salute del sonno.

cosa è stato scoperto
Le ore di sonno influenzano l’insorgere della demenza? Lo studio (Fonte Pixabay)

Le ore di sonno influenzano l’insorgere della demenza? Lo studio

Esperti del sonno provenienti da Svezia e Cina hanno spiegato che la quantità di tempo che le persone anziane dedicano a dormire ed anche i sogni che fanno potrebbero essere buoni indicatori del rischio di demenza. Si tratta di una condizione che fa riferimento ad un gruppo di disturbi mortali che colpiscono il funzionamento del cervello, come la memoria , il linguaggio e la risoluzione dei problemi.

Esistono molti diversi tipi di condizione debilitante e una delle forme più comuni è certamente il morbo di Alzheimer. Inoltre è una delle principali cause di morte nel mondo, con circa 55 milioni di persone che attualmente vivono con questa condizione. I risultati, pubblicati sul Journal of the American Geriatrics Society, hanno rivelato che il rischio di demenza era del 69% più alto in coloro che dormivano per più di otto ore. Questo dato è stato confrontato con quelli che dormivano tra le sette e le otto ore.

Lo studio ha riguardato 2000 tra uomini e donne

Questo rischio di sviluppare la condizione fatale era anche il doppio per coloro che andavano a letto prima delle 21 rispetto alle 22 o a orari successivi. Lo studio ha coinvolto ricercatori che hanno seguito le abitudini del sonno e casi di demenza tra 2.000 uomini e donne selezionati per quattro anni. I ricercatori non hanno suggerito perché andare a letto prima e dormire più a lungo indicasse un rischio maggiore di demenza.

Tuttavia, studi precedenti hanno scoperto che le modifiche ai cicli del sonno sono caratteristiche comuni della demenza e sono probabilmente correlate a percorsi cerebrali interrotti che regolano i cicli sonno-veglia. “Ciò suggerisce che la funzione cognitiva dovrebbe essere monitorata negli anziani che trascorrono tempi prolungati a letto e tempi di sonno avanzati”, scrivono gli autori dello studio pur ricordando che dormire a sufficienza e con un sonno di buona qualità è fondamentale per mantenere il cervello sano.

La patologia più comune è l'Alzheimer
Lo studio ha riguardato 2000 tra uomini e donne

Il secondo studio riguarda i sogni

Nel frattempo, un altro studio ha permesso di scoprire che le persone di mezza età che sperimentano frequenti incubi hanno maggiori probabilità che venga loro diagnosticate la demenza più avanti nella vita. I ricercatori dell’Università di Birmingham hanno scoperto che i brutti sogni potrebbero diventare più comuni diversi anni o addirittura decenni prima che si manifestino problemi cerebrali. È interessante notare che gli uomini sono particolarmente a rischio, hanno affermato gli esperti. I risultati, pubblicati su Lancet, hanno rivelato che le persone di mezza età, dai 35 ai 64 anni, che avevano incubi su base settimanale avevano probabilità quattro volte maggiori di subire un declino cognitivo nel decennio successivo. Mentre gli adulti di età superiore ai 79 anni avevano il doppio delle probabilità di vedersi diagnosticata la demenza.

Anche se è necessario fare più lavoro per confermare questi collegamenti, riteniamo che i brutti sogni possano essere un modo utile per identificare le persone ad alto rischio di sviluppare demenza e mettere in atto strategie per rallentare l’insorgenza della malattia”, ha dichiarato la dottoressa Abidemi Otaiku, del Center for Human Brain Health dell’Università di Birmingham, che ha condotto lo studio.