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La candidatura di Federica Gasbarro riapre il dibattito sul rapporto politica-attivismo

Il caso di Federica Gasbarro, candidata alla Camera per Impegno Civico, è probabilmente un unicum nel panorama italiano. Spesso definita come “la Greta Thunberg italiana”, è dal 2019 la principale rappresentante dei giovani italiani nei negoziati sul clima a livello internazionale (è stata, tra le altre cose, delegata allo Youth4Climate in occasione della Cop26). Per Piemme, nel 2020, ha pubblicato un libro intitolato “Diario di una striker”, con il copertina il suo volto segnato da due strisce di vernice verde per guancia, in segno di battaglia contro chi ignora, o sottovaluta, il destino del pianeta. È nata nel 1995, è laureata in biologia e ha sempre cercato di mantenere – compatibilmente alle (necessarie) semplificazioni sulle piattaforme social – un approccio scientifico e razionale ai temi ecologici. 

Con la politica c’entra meno di nulla, anche perché in piazza ha spesso alzato la voce contro l’inazione climatica delle istituzioni. Tuttavia, a luglio, Luigi Di Maio l’ha chiamata per darle «carta bianca» sui temi ambientali di Impegno Civico. E qualche settimana dopo è arrivata la candidatura nel Collegio Camera Busto Arsizio: «Ho conosciuto il ministro nel 2019, quando andai alle Nazioni unite per la prima volta come unica italiana scelta per il Youth climate summit – racconta Federica Gasbarro a Linkiesta – da allora, essendo io la rappresentante dei giovani italiani nei negoziati sul clima, l’ho rincontrato ogni sei, otto mesi. Tra noi c’è sempre stata intesa, poi a luglio mi ha chiesto se avessi voglia di contribuire al loro programma ambientale. Così ho fatto. Infine mi ha proposto la candidatura in Parlamento». 

Una scelta da vedere in due modi: puro “greenwashing politico” o reale fiducia a una giovane ragazza in grado di rappresentare una generazione che si sente inascoltata e non rappresentata. «Mi rendo conto che è qualcosa che fa gola candidare una ragazza della mia età, attivista per l’ambiente, che ha studiato nell’ambito scientifico e forte di esperienze internazionali», ha ammesso Federica Gasbarro. Il (pessimo) risultato di Impegno Civico alle elezioni del 25 settembre è ben noto a tutti (non ha nemmeno raggiunto l’1%), e Gasbarro non è stata eletta. Un esito che, in parte, fa riflettere sulla conciliabilità tra attivismo e politica. 

«È come il rapporto tra attivismo e scienza. Bisogna tenere bene a mente il motivo per cui si fanno le cose: nel mio caso è la tutela dell’ambiente, del nostro futuro e di un mondo che resti in pace. Se l’obiettivo è nitido, e quell’obiettivo è l’ambiente, ci possono essere attività diverse ma capaci di correre verso lo stesso punto. Penso che una cosa non escluda l’altra. Non è come un avvocato che vuole fare il chirurgo, ma è chiaro che nella vita, a un certo punto, bisogna scegliere un impiego principale», ci ha spiegato Gasbarro, che non ha ancora deciso quale strada intraprendere in via definitiva. 

Intanto, ha messo i piedi in un mare finora inesplorato, e la candidatura di una attivista come lei – per quanto azzardata e passata un po’ in sordina – potrebbe aprire ad altri casi analoghi sul nostro territorio nazionale: «Ho iniziato con l’attivismo e poi ho continuato con i dialoghi internazionali. Non ero abituata a questa sorta di scontro tra persone che – piuttosto di parlare del proprio programma – criticano quello degli altri. Questo lato distruttivo, più che costruttivo, della politica non mi ha mai affascinata. Ma negli anni ho capito che l’unico modo per ottenere qualcosa è quello di mettersi in gioco. La politica mi interessa perché dà la possibilità di avere mezzi più potenti per valorizzare il tema ambientale», spiega la biologa inserita da Forbes nella lista dei 100 giovani italiani più influenti del 2021. 

Federica Gasbarro era probabilmente ben conscia del destino di Impegno Civico. Tuttavia, ha preferito iniziare la sua carriera politica in una dimensione che le avrebbe garantito spazio e fiducia, piuttosto che in un partito più importante ma affetto da dinamiche e gerarchie non appetibili per un giovane in rampa di lancio (e con zero esperienza nel campo). Ci ha confermato che avrebbe potuto candidarsi altrove, perché – come scritto sopra – una figura come lei «fa gola» alla politica, però ha deciso di accogliere l’invito del ministro degli Esteri. Un suicidio politico o una fruttuosa prova di coraggio? Sarà il tempo a decretarlo. «Ero consapevole delle critiche che avrei potuto ricevere. Le elezioni non sono andate bene, ma quel risultato è stato in qualche modo superfluo. È stato bello vedere qualcuno che ha deciso di investire in un giovane, di dargli spazio», dice l’attivista vicina ai Fridays for Future.

Gasbarro ha insistito sulla necessità di una legge sul clima diversa da quelle passate. Si è sentita presa in considerazione. «Le mie idee hanno avuto terreno fertile. Spesso parlo con altri ragazzi italiani in politica: si lamentano perché si sentono di facciata e relegati in un angolo. Ecco perché sono partita prevenuta. “Mi metteranno a tacere nel giro di tre secondi”, pensavo. Invece ho trovato un bell’ambiente, e per queste sette settimane mi rimane un bel ricordo». 

Federica Gasbarro è una ragazza che ha ben chiara la sua missione: la tutela dell’ambiente e la lotta alla crisi climatica attraverso azioni concrete, in grado di coinvolgere le nuove generazioni. Ma se gli obiettivi sono scolpiti nella pietra, il mezzo principale per raggiungerli è ancora un enorme punto interrogativo. Questa indecisione genuina – comprensibile per una ragazza della sua età – rischia di essere percepita come ambiguità. E, infatti, ha probabilmente remato contro le sue ambizioni e la sua competenza. I contenuti sul feed di Instagram di Gasbarro, per fare un esempio, sono molto più simili a quelli di una influencer/attivista green rispetto a quelli di una candidata alla Camera. 

Settimana scorsa, Federico Gasbarro è stata a New York per il Youth4Climate, è tornata in Italia per votare ed è volata a Bruxelles per l’European sustainable energy week e l’European year of youth 2022. In questi giorni concitati, di elezioni (e di Impegno Civico) non ha praticamente parlato: una mossa inusuale per il giovane volto di un partito guidato dal ministro degli Esteri. La rilevanza politica del partito di Di Maio e Tabacci è poi un discorso a sé stante. 

«Il mio futuro è ancora incerto. Prendo la vita così come viene, ma con concretezza. Ho fame di fare e non mi metto paletti. Il mio impegno continuerà sul lato ambientale. E vedremo come evolverà Impegno Civico. Ho tante cose che mi piacerebbe coltivare e che continuerò a coltivare. Sono aperta a tutte le possibilità», ha concluso Federica Gasbarro.