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La Cassa rurale alza di 8 euro/anno il canone del conto corrente: ''Incremento dei costi operativi per inflazione e scenario geopolitico''. I consumatori: ''Impugnamo''

TRENTO. Più 8 euro all'anno, questo l'incremento comunicato dalla Cassa di TrentoLavis, Mezzocorona, valle di Cembra e Alta Vallagarina ai propri clienti. Il rincaro scatta dal prossimo 1 gennaio. Per entrambi i conto correnti se un cittadino ha aperto due posizioni. "Ci riserviamo di impugnare questa decisione - commenta Carlo Biasior, direttore del Centro di ricerca e tutela dei consumatori di Trento - perché non sembra esserci il giustificato motivo".

Una modifica unilaterale delle condizioni economiche del contratto in quanto la banca "nel corso degli ultimi mesi ha registrato un incremento dei costi operativi sostenuta per la prestazione dei servizi alla clientela a causa dell'andamento dell'inflazione e dello scenario geopolitico internazionale".

Un trend che rende più costoso approvvigionarsi di beni e di servizi. "La rapida crescita dell'inflazione - si legge nella nota della Cassa di Trento - è chiaramente evidenziata dall'andamento dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, rilevato dall'Istat, che costituisce il principale riferimento per misurare l'inflazione all'interno del sistema economico italiano". 

In particolare questo indice per la divisione di spesa "Abitazione, acqua, elettricità e combustibili" ha fatto registrato un incremento per il 15,5% nel primo semestre 2022 con un incremento annuo al 23,1%.

"In conseguenza delle dinamiche descritte - c'è scritto nella comunicazione della Cassa di Trento - la banca ha registrato un incremento non preventivabile dei costi operativi sostenuti per la prestazione dei servizi alla clientela, tra cui in particolari i costi per l'approvvigionamento di acqua, elettricità e combustibili. Tale incremento dei costi comporta un'alterazione dell'equilibrio economico sottostante alle condizioni contrattualizzate per l'offerta dei propri servizi da parte della banca". 

Ecco la soluzione per ripristinare l'equilibrio economico, il ritocco (unilaterale) al contratto, "le voci sono state maggiorate di un importo che tiene conto dell'impatto inflattivo del periodo ma correlato agli effettivi maggiori costi sostenuti dalla banca", conclude la nota dell'istituto di via Belenzani.

"E' nostra intenzione verificare la legittimità di questa decisione della banca", dice Biasior, direttore del Centro di ricerca e tutela dei consumatori di Trento. "Sono due gli elementi da valutare: la tempistica di comunicazione con un preavviso di due mesi e, soprattutto, il giustificato motivo". 

I tempi appaiono rispettati con la comunicazione datata 1 ottobre e l'aumento che scatta dal 1 gennaio del prossimo anno. Un periodo nel quale il cliente può cercare di negoziare la modifica unilaterale oppure può cambiare banca di riferimento. Resta da capire la validità della motivazione della decisione o se, come nel caso di Dolomiti Energia, la modifica non è legittima (Qui articolo).

Il caso dell'inflazione potrebbe essere un giustificato motivo, anche se questo concetto appare molto elastico. E le modifiche contrattuali unilaterali, infatti, non possono essere introdotte all’interno di un contratto dalla banca secondo la volontà, in quanto la legge richiede espressamente che debba sussistere un giustificato motivo che legittimi la variazione.

"Il divieto temporaneo vale solo per i contratti delle società energetiche. La ratio deve basarsi su elementi esterni che comportano la necessità di questo adeguamento. Il trend inflattivo si spera possa rientrare in parametri più gestibili nei prossimi mesi. Siamo in fase di analisi per capire se principi e presupposti siano legittimi. Il cliente può rivolgersi ai nostri sportelli per chiarimenti oppure segnalare la questione all'arbitro bancario, già quello di Roma in un caso simile ha disposto che non sono motivi che giustifichi questa comunicazione di modifica unilaterale: l'intenzione è quella di impugnare questa procedura", conclude Biasior.