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La Fed alza i tassi d’interesse di 25 punti al 4,50%-4,75%, massimo dal 2007

ServizioServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa riunione di febbraio

La banca centrale Usa prevede ulteriori aumenti del costo del credito. La guerra in Ucraina «declassata» a fattore di incertezza: non pesa più su crescita e prezzi

di Riccardo Sorrentino

1 febbraio 2023

La Borsa, gli indici del 1 febbraio 2023

Un ritmo più lento, verso l’obiettivo del 5% e oltre. Il Federal Open Market Committee (Fomc), l'organismo della Federal Reserve responsabile della politica monetaria degli Stati Uniti, ha annunciato un aumento dei tassi d’interesse di 25 punti base al 4,50%-4,75%, il livello più alto dal 2007; l’aumento è in linea con le attese degli analisti. Si tratta dell’ottavo rialzo dei tassi consecutivo. A dicembre, la Fed aveva alzato i tassi di 50 punti base; nelle quattro riunioni precedenti, tra giugno e novembre, li aveva sempre alzati di 75 punti base. I tassi d’interesse erano stati abbassati allo 0-0,25% nel marzo del 2020, per contrastare gli effetti negativi della pandemia di coronavirus sull’economia statunitense, e poi progressivamente alzati nel 2022, per contrastare l’inflazione. Alle 20.30 (ora italiana), è prevista la conferenza stampa del presidente Jerome Powell.

Il comunicato con cui la Federal reserve ha annunciato la sua mossa di febbraio presenta diverse novità rispetto alla formulazione di dicembre, anche se la Fed continua a indicare che «continui aumenti» nei tassi ufficiali «saranno appropriati per ottenere un orientamento della politica monetaria che sia sufficientemente restrittiva». L’enfasi passa però dal «ritmo» della stretta - che infatti è rallentato - all’«estensione» dei futuri aumenti: quello che conta, in questa fase, è il punto d’arrivo - a dicembre è stato suggerito il 5-5,25% - e la durata della fase di restrizione monetaria.

La diagnosi complessiva dell’economia è rimasta invariata, con un mercato del lavoro forte e un tasso di disoccupazione basso, mentre la flessione dell’inflazione, ora più evidente, non ha - giustamente - modificato la valutazione della Fed: «Resta elevata». Sono scomparsi i riferimenti alla pandemia e ai suoi effetti su crescita e prezzi e sulla stessa politica monetaria, mentre la guerra in Ucraina è ora considerata solamente come un fattore di incertezza. «elevata» e «globale», e non più un freno all’attività economica e una spinta all’inflazione.