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La Francia esporta pesticidi vietati: vendute 7.500 tonnellate di sostanze killer delle api

La denuncia / Francia

Una legge vieta questa pratica, ma due Ong svelano tutti i "difetti" che permettono di proseguire le vendite comunque nei Paesi che non fanno parte dell'Unione europea

Rifiuta i pesticidi pericolosi sui propri campi ma continua ad esportarli in altri Paesi. Questa l'accusa lanciata dall'ong svizzera Public Eye e da Unearthed, la costola investigativa di Greenpeace. Il tema è estremamente sensibile, vista la grande attenzione dedicata dai cittadini francesi alle api, spesso le principali vittime dell'uso massiccio di queste sostanze, oltre che per i pericoli per l'organismo umano.

Legge difettosa

Nel 2018 Parigi aveva tentato di porre rimedio alla questione introducendo un'apposita normativa, nota come "Legge Alimentazione (o Egalim), che impediva l'esportazione a sostanze vietate nell'Ue. A quanto pare la sua formulazione 'difettosa' ha consentito alle industrie produttrici di pesticidi di perseverare indisturbate nei loro commerci. "La Francia continua a esportare in maniera massiccia pesticidi pericolosi che non vuole più nei suoi campi ", si legge nel documento diffuso in anteprima da quotidiano Le Monde. Il rapporto evidenzia in primo luogo una circostanza: il divieto di esportazione previsto dalla norma di "prodotti fitosanitari " contenenti sostanze proibite non si applica alle sostanze attive stesse. Questo significa, come spiegano le Ong, che si consente ai produttori di esportare versioni "pure" del prodotto anziché miscele delle sostanze già pronte per l'uso.

Destinazione: Brasile

Secondo Public Eye e Unearthed, sia la legge che il decreto attuativo " contengono difetti significativi, che consentono ai produttori di continuare a esportare grandi quantità di pesticidi vietati dalla Francia, in modo completamente legale". Per effettuare le verifiche le Ong hanno sfruttato le norme sulla trasparenza e recuperato dati "in virtù del diritto di accesso alle informazioni ". In un arco di tempo che va da gennaio a settembre 2022 "le autorità francesi hanno approvato 155 richieste di esportazione di pesticidi vietati in Francia e in tutta l'Unione europea ", evidenzia il report. Nei primi nove mesi dell'anno sarebbero state esportate quindi "7.475 tonnellate di sostanze e prodotti fitosanitari vietati ". Prima destinazione: il Brasile. Un Paese da cui poi molti Stati membri dell'Ue importano materie prime alimentari, come soia, cacao e olio di palma.

Insetticidi 'uccidi-api'

Le nuove regole francesi, ammettono le Ong, hanno comunque ridotto in maniera consistente gli scambi commerciali, considerato che nel 2021 erano state raggiunte le 28.479 tonnellate di esportazioni, ma questi dovrebbero essere portati comunque a zero. In cima alla lista delle sostanze vietate in Francia, ma comunque esportate, c'è il picoxystrobin, un fungicida bandito nel 2017, che rappresenta "quasi il 40% di questo volume", si legge nell'indagine. Anche gli insetticidi " uccidi-api " sono salpati verso altre mete, dove le norme risultano meno stringenti ed offrono meno garanzie alla salute dei loro cittadini.

Autorizzazioni scadute

Altra falla della normativa riguarda l'autorizzazione ad esportare prodotti contenenti sostanze " la cui autorizzazione sul suolo europeo è scaduta, e che non sono state oggetto di una formale decisione di divieto da parte delle autorità europee ", si legge nel report. La legge prevede che l'esportazione sarà vietata solo "da una data fissata con decreto congiunto dei ministri dell'agricoltura e dell'ambiente" ma "nessun decreto di questo tipo è stato ancora emanato in tal senso", secondo il rapporto.

Glifosato in stand-bay

A questo proposito c'è grande attesa nell'Unione europea per capire cosa accadrà al glifosato, l'erbicida reputato potenzialmente cancerogeno dall'Associazione di ricerca e lotta ai tumori (Airc), per il quale si attende con impazienza il parere dell'Autorità per la sicurezza alimentare (Efsa). Il ritardo di un anno per la formulazione della valutazione consentirà molto probabilmente alla Commissione europea di prorogare di un altro anno l'autorizzazione di questa sostanza, nonostante il parere negativo da parte di diversi Stati membri.

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