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La lettera di Calenda al Pd: scegliete tra il riformismo e il populismo dei Cinque Stelle

«Cari Amici del Pd, la scelta che dovete compiere non è quella tra Conte e Calenda, ma tra populismo e riformismo». Comincia così la lettera che il leader del Terzo Polo Carlo Calenda pubblica su Repubblica rivolgendosi al Partito democratico in vista del congresso dopo il risultato deludente alle elezioni del 25 settembre.

«Il Movimento Cinque Stelle non è un partito progressista, non lo è mai stato e mai lo sarà», spiega Calenda ai suoi vecchi amici di partito. «Nasce come replica del partito dell’uomo qualunque e prende voti proponendo le stesse soluzioni. Conte non parla di scuola e sanità, due pilastri del welfare ridotti a brandelli, ma di bonus e sussidi. Non parla di transizione energetica, ma spaccia illusioni che servono a mascherare i “no a tutto”. Non chiede processi equi e rapidi, ma pratica il giustizialismo e solletica la convinzione che “è tutto un magna magna”. Il voto dei 5S al Sud rappresenta la condanna del meridione all’assistenzialismo, e la sconfitta di ogni possibilità di riscatto. Il populismo dei 5S si salda poi con una parte della sinistra massimalista anche in politica estera attraverso un “neutralismo di comodo”, che li porta ad essere nei fatti fiancheggiatori di Putin».

Insomma, dice Calenda, «manca nella proposta del M5S il principio fondamentale di una politica progressista: l’emancipazione. Dare lavoro, dare istruzione, dare la possibilità di costruire percorsi di vita dignitosi; tutto ciò è assente dall’agire e dalla narrazione dei 5S».

Al contrario dei 5S, prosegue, «la proposta del Terzo Polo è tutta incentrata sulla ricostruzione di un welfare funzionante. Non abbiamo proposto mirabolanti tagli di tasse, aumento di sussidi, pensioni per tutti come i 5S e la destra sovranista. Abbiamo messo al centro del programma gli investimenti sulla scuola e sulla sanità, come capitoli su cui costruire un patto generazionale. Abbiamo spiegato perché occorre il rigassificatore di Piombino e il termovalorizzatore di Roma, che Gualtieri si è convinto a fare e sul quale invece i 5S hanno fatto cadere il governo. Abbiamo sostenuto la necessità del salario minimo legale per combattere la povertà lavorativa. Non abbiamo chiesto di abolire il reddito di cittadinanza ma di dare spazio alle agenzie private nella formazione e nelle offerte di lavoro. Le imprese italiane cercano 500.000 lavoratori, i percettori del reddito di cittadinanza che possono lavorare sono il primo bacino a cui attingere. Cosa c’è di retrivo in questo programma? Quali sono gli elementi conservatori o destrorsi?», si chiede.

Il fallimento del Pd alle elezioni, secondo Calenda, «deriva dalla convinzione di poter tenere dentro tutto: il riformismo, il populismo, il moderatismo; nascondendo questa confusione dietro gli allarmi democratici e gli appelli morali. Come si fa, mi domando, a non spiegare agli elettori con chi si intende governare? Non con i 5S, non con una larga coalizione e neppure con i tuoi alleati Fratoianni e Bonelli».

«Il nostro obiettivo non è mai stato cancellare il Pd», specifica Calenda, porgendo una mano ai Dem dopo aver rotto il patto pre-elettorale per formare il Terzo Polo con Matteo Renzi. «L’Italia ha bisogno di un grande partito socialdemocratico, così come ha bisogno del partito liberaldemocratico che stiamo costruendo. Ma se il nodo dell’alleanza con i 5S e con i loro emuli postcomunisti non verrà sciolto prima del congresso sarà del tutto inutile cambiare faccia affinché nulla cambi. Dobbiamo recuperare il consenso al Sud percorrendo la strada più dura. Spiegando che non c’è futuro nella carità di Stato e convincendo che cultura, istruzione e lavoro sono l’unica via per un vero riscatto sociale».

Poi l’invito finale: «Noi faremo questa battaglia. Vi invitiamo a farla insieme. Decidete una buona volta chi siete e da che parte state. L’opposizione è una grande opportunità per recuperare consensi attraverso la forza delle idee quando sono nette e comprensibili. È un’occasione da non sprecare per ricercare alleanze tattiche e variabili. Non esistono “campi larghi” da costruire. Non perdete tempo a evocarli. Esiste una sola scelta da compiere: progressisti o populisti».