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La lezione di Benigni sulla Costituzione: “Se gli altri Paesi l’avessero adottata, non ci sarebbero più guerre”

SANREMO. Il primo ospite del Festival di Sanremo 2023 è Roberto Benigni, annunciato oggi a sorpresa, in concomitanza con l’arrivo tra il pubblico del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un evento che mai era accaduto a Sanremo. L’attore gli dà il benvenuto «con tutta la mia stima e ammirazione. Per me è una gioia essere qui». Poi scherza con lui: «Lei è al secondo mandato, Amadeus è al quarto e ha già prenotato il quinto, è costituzionale? Presidente bisogna fermarlo! Sta già pensando di fare la marcia su Sanremo, bisogna fermarlo, è dittatura. Ma gli perdoniamo tutto perché è davvero una persona straordinaria e un grande direttore artistico. Il fatto che sia riuscito ad avere per la prima volta il Presidente della Repubblica a Sanremo lo dimostra». E ancora, ironizzando sulla lungehzza del Sanremo di Amadeus: «Presidente, ma l’hanno avvisata di quanto dura il Festival? Alle due di notte siamo a metà. Non è costretto a restare fino alla fine...».

Siamo a un Festival musicale, il regista di La vita è bella bene lo sa: «La musica è la regina delle arti, tutte le arti tendono alla musica. A volte la musica leggera viene relegata in un posto piccolo nella storia dell'arte, ma la musica leggera ha un posto enorme nella storia sentimentale dell'umanità. Sanremo ci ha avviluppato l'anima a tutti noi, di tutte le generazioni, le canzoni sono così, ti entrano dentro. Federico Fellini diceva “la musica è pericolosa perché ti entra dentro”, ed è così, è un anello tra il concreto e l'astratto. E come dice Don Chisciotte dove c'è la musica non ci può essere nulla di cattivo».

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Benigni è stato chiamato da Amadeus per celebrare i 75 anni della Costituzione italiana ed è qui che l’attore parte con un accorato monologo colmo di affetto e ammirazione per la Carta, che ha visto tra i suoi estensori anche Bernardo Mattarella, padre del Presidente. Quando Benigni lo cita, il Capo dello Stato porta la mano al cuore. «Quest’edizione è particolare perché cade nel settancinquesimo anniversario della Costituzione – ricorda – , e la Costituzione è legatissima con l'arte, la Costituzione è un'opera d'arte e ogni parola sprigiona una forza evocativa e rivoluzionaria, perché butta all'aria l'oppressione e la violenza che c'era prima, ci fa sentire che viviamo in un Paese che può essere giusto e bello, che si può vivere in un mondo migliore. È un sogno fabbricato da uomini svegli, ed è una cosa che può accadere una volta nella storia di un popolo. “Penso che un sogno così non ritorni mai più” si addice alla nostra Costituzione. L'hanno fatta in pochissimo tempo, sono stati dei visionari, ed è stato un miracolo perché erano 556 di tanti partiti, divisi su tutto tranne su una cosa: essere uniti per scrivere la Costituzione più bella». Benigni ricorda come la Carta pensa all’oggi e al domani: «E non si rivolge alla società presente ma guarda al futuro. La Costituzione non si scorda di nessuno. Hanno fatto la Costituzione più bella che si possa immaginare. Pensate all'articolo 11 “L'Italia ripudia la guerra”. Se lo avessero adottato tutti i Paesi non esisterebbe più la guerra sulla Terra».

C’è una parte che però Benigni ama particolarmente perché porta con sé la libertà arrivata dopo il fascismo: «Il mio articolo preferito della Costituzione è il 21, e dice una cosa con un linguaggio semplice che sembra scritto da un bambino: tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. E se lo hanno scritto vuol dire che ce n'era bisogno. Per me è l'architrave di tutto. Prima, durante il Ventennio fascista non si poteva pensare liberamente, e non si sarebbe potuto fare neanche il Festival di Sanremo. Ancora oggi in alcuni Paesi le persone vengono incarcerate solo perché ballano o cantano, non lontano da noi. L'unica maniera di fare qualcosa per il futuro è avere il passato sempre presente, e ricordarci che quello che abbiamo può sempre esserci tolto».

Ora tocca noi: «I padri e le madri costituenti hanno lasciato l'ultima pagina bianca, perché dovevamo scriverla noi, con la nostra vita. La Costituzione non è solo da leggere, ma è da amare, bisogna farla entrare in vigore ogni giorno. Loro hanno tracciato la via e ci hanno lasciato una sola cosa da fare: far diventare questo sogno realtà». 

Alla fine, Sergio Mattarella e la figlia Laura, seduta accanto a lui, si sono alzati in piedi per applaudirlo. E con loro è arrivata la standing ovation di tutto il pubblico del teatro Ariston.