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La moda etica e sostenibile è un lavoro da couturier (e piace anche a Emily in Paris)

Cosa succede quando un abito di Sonia Rykiel e un paio di pantaloni di Yohji Yamamoto si fondono? E quando dei judogi (kimono da judo) vengono assemblati insieme e decorati con catene metalliche? Ne nascono nuove strabilianti creazioni di moda che potrebbero finire – e in effetti finiscono - nella serie più fashion del momento, Emily in Paris.

Philippine Leroy Beaulieu indossa una creazione di Reinassance Project in Emily in Paris 2. Photo courtesy of Netflix.

Philippine Leroy Beaulieu indossa una creazione di Reinassance Project in Emily in Paris 2. Photo courtesy of Netflix.

Questo accade quando dietro al progetto c’è il savoir-faire di Renaissance Project, associazione no-profit nata con lo scopo di offrire formazione in upcycling per l’alta moda a persone disoccupate di tutte le età, generi, origini e culture, che, nel corso dei suoi quattro anni di vita, si è guadagnata il riconoscimento della Fédération de la Haute Couture et de la Mode.

Una creazione di upcycling di Reinassance Project.

Una creazione di upcycling di Reinassance Project.

@LAURENCELABORIE

Presentato all’ombra della Tour Eiffel, nei giorni dell'alta moda, l’Upcycling Couture Salon è il nuovo progetto dell’associazione, che avrà la sua sede fissa a Fontenay-sous-Bois, nella periferia parigina, e offrirà alle proprie clienti l’opportunità di dare nuova vita a capi di abbigliamento che amano ma non indossano più, grazie al lavoro degli esperti couturier formati da Renaissance Project.

Marylin Fitoussi: «Emily in Paris ha cambiato la moda» 

La costume designer francese racconta come la serie targata Netflix abbia contribuito a sovvertire le regole del fashion. Ma in questa intervista esclusiva ci svela anche alcuni dei trend della prossima stagione, che si sta girando proprio in queste settimane

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Emily in Paris

Fondata nel 2018, Renaissance Project ha un doppio e nobile scopo: dare una seconda chance agli abiti, destinati a restare inutilizzati o a essere distrutti, e alle persone. Molti dei sarti e sarte che partecipano ai corsi di formazione dell’associazione sono persone lontane dal mondo del lavoro, con fragilità sociali, sono diversamente abili, rifugiati, madri single… a cui – tramite la passione per il lavoro – è offerta l’opportunità non solo di reinserirsi nella società ma anche di ritrovare la propria autostima.