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La rivendicazione di Cospito al processo Adinolfi nell'ottobre del 2013, l'anarchico interrotto dalle urla

Il documento video

Era il 30 ottobre 2013. Cospito e Gai con due lunghi documenti autografi, rivendicavano in aula l’attentato di Roberto Adinolfi dell'amministratore delegato di Ansaldo Energia, specificando però di avere agito da soli e senza l’aiuto di altri compagni. La Cospirazione delle Cellule di Fuoco, nucleo Olga Fai/Fri “è stato sciolto e ne facevamo parte solo noi due”, hanno detto. L’udienza nel processo con rito abbreviato si era svolta a Genova in un Tribunale protetto da eccezionali misure di sicurezza. Cospito ha cercato di leggere il documento ma è stato allontanato dall’aula dalla polizia penitenziaria, così anche Gai. Un presidio di un centinaio di anarchici, alcuni provenienti da Torino, sono rimasti davanti all’ingresso principale di palazzo di giustizia, mentre una ventina ha assistito alla prima fase dell’udienza, con slogan, urla e proteste contro il giudice. Nei due documenti, Cospito e Gai, spiegano nei dettagli l’organizzazione dell’attentato e motivano l’azione criminale attraverso un’analisi economica-politica che mette al centro la “società tecnologica”. Sparare ad Adinolfi è stata una “gioia”, un “godimento”, spiega Cospito, mentre Gai rivela di essere in grado di “alimentare il suo odio” anche in carcere. Spiegano come è stato facile scoprire le abitudini e l’indirizzo di casa della vittima; rubare uno scooter, scendere e sparare. L'udienza si chiudeva con slogan filo-terroristi e nuovi appelli alla violenza.