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La rivincita del Movimento 5 Stelle, boom al Sud

Una rivincita inattesa, dopo una serie di vicende che sembravano averne segnato il tramonto. Il Movimento 5 Stelle sembrava avere esaurito le sue forze: la parabola discendente era iniziata già nel 2019, con il crollo alle Europee e alle Regionali, è proseguita con gli scontri interni e la scissione di Di Maio e pareva inarrestabile dopo la caduta del Governo Draghi

Al contrario: dopo la formazione del «listino» ristretto proposto dal presidente Giuseppe Conte, il Movimento 5 Stelle ha ripreso vigore. 

Alle elezioni politiche è risultato il terzo partito, con una percentuale che supera il 15%, dopo Fratelli D’Italia e Partito Democratico, e ha lasciato indietro la Lega. E, al Sud, è diventato il primo partito, con una percentuale – in alcuni casi - vicina a quella del 2018, l’anno in cui fu il partito più votato di tutta l’Italia. 

«Tutti ci davano in picchiata e la rimonta è stata significativa. Siamo la terza forza politica e quindi abbiamo una grande responsabilità», ha commentato il presidente Giuseppe Conte, dopo i primi risultati. «Il centrodestra sarà maggioranza nel parlamento ma non nel Paese. È il risultato di questa legge elettorale. Inizieremo subito una battaglia per superare questa legge elettorale. Siamo il primo partito al Sud e questo dimostra che quando hai delle idee, dei progetti, passione e parli ai cittadini con cuore sincero loro rispondono. Lo dico subito: saremo un’opposizione intransigente. Difenderemo le nostre battaglie e le riforme attuate: non permetteremo a nessuno di metterle in discussione. Su questo abbiamo gran parte del Paese dalla nostra parte. E sono sicuro che anche dall’opposizione riusciremo a realizzare l’agenda progressista».

Il programma di governo del Movimento 5 Stelle è incentrato su lavoro ed equità sociale, e prevede salario minimo a 9 euro lordi l’ora, lotta ai «contratti pirata», riduzione delle tipologie contrattuali, stop a stage e tirocini gratuiti (che devono prevedere un compenso minimo), taglio totale dell’Irap per tutte le aziende e taglio del cuneo fiscale sia dal lato dei lavoratori sia da quello delle imprese. Sul fronte europeo, contempla un Energy Recovery Fund alimentato da debito comune. E difende il reddito di cittadinanza: «Quelli che oggi fanno la guerra ai poveri sono, guarda caso, politici di lungo corso, che guadagnano 500 euro al giorno», dice Conte. «Le truffe sul reddito di cittadinanza sono meno dell’1% e bisogna pensare all’altro 99 che ne ha bisogno perché la maggior parte delle persone lo utilizza per integrare paghe da fame».

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