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La Spezia, via al restauro della scala di Monesteroli, tra i beni del cuore Fai

Per molti turisti distratti, trascinati in quest’angolo di paradiso verticale dal tam-tam sui social, è un’icona da immortalare in post acchiappalike. Ma questo accade solo per chi non riesce a comprendere il valore degli scalini in pietra che sta calpestando, dei viottoli in terra battuta che sta percorrendo per arrivare alla meta, delle terrazze fatte per coltivare vigne che spezzano la schiena. Per chi, invece, coglie l’essenza di uno dei posti più suggestivi ed intrisi di storia dello Spezzino, la Scala Grande di Monesteroli è eredità dal passato e tesoro da conservare guardando al domani. Un passo in quest’ultima direzione è stato l’intervento di riqualificazione e restauro di una porzione ammalorata, che ha preso il via dal contributo di 6.136 euro messi sul piatto da Fondo per l’Ambiente Italiano e Intesa San Paolo, nell’ambito della decima edizione del censimento “I luoghi del Cuore”. Grazie ai 7.845 voti collezionati, sulla scia della mobilitazione del comitato Per Monesteroli, il progetto di restauro presentato dall’associazione Per Tramonti odv si è aggiudicato il finanziamento, a cui la stessa ha aggiunto una tranche ulteriore di 5mila euro; tesoretto ingrassato dai 20mila stanziati sia dal Parco Nazionale delle Cinque Terre che dal Comune della Spezia, nel cui territorio sorge questo monumento alla fatica degli avi.

Sono stati 50 gli scalini interessati dal restauro portato avanti in collaborazione con il dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, realizzato da una squadra di operai capitanata da Aranit Zhaboli, albanese che ha ereditato le tecniche dei biassei (gli abitanti della vicina frazione di Biassa, che diedero vita al borgo di Monesteroli e ricrearono tutta la costa di Tramonti con le coltivazioni a terrazzamenti, ndr), oggi codificate nel manuale per la costruzione di muri a secco dell’ente parco. Il direttore dei lavori Francesco Redaelli e l’assessore del Comune della Spezia Patrizia Saccone hanno snocciolato i dettagli degli interventi, effettuati con l’ausilio di un elicottero: poco più di un mese la durata, due muri in pietra ripristinati ed un tratto dello scalone smontato e rimontato. Un lavoro certosino, fatto scalino dopo scalino, numerandone le pietre e ricollocandole nella posizione originale dopo il restauro. Meraviglia restituita a quella che il sindaco Peracchini ha definito, ironizzando “la cosa più bella delle Cinque Terre, nel Comune di Spezia”. E forse, non era neanche una battuta, perché la suggestione di questi 1200 scalini fra vigneti eroici ed un mare dall’orizzonte lontano ha poche eguali anche fra le bellezze del Parco. “Monumento naturale”, la versione della capo delegazione del Fai locale Marinella Curre: una cornice che pare particolarmente calzante.

Il leitmotiv è l’unità di intenti: abbraccio e mobilitazione corale, dai volontari alle istituzioni, che potrebbe esser il punto di partenza per creare le condizioni migliori per la conservazione delle cantine storiche, come ha auspicato la presidente dell’associazione Per Tramonti odv Caterina Natale. L’immagine di Zhaboli piegato sulla parte in restauro, sudore e muscoli tesi come corde di violino, proiettata durante la presentazione del fine lavori, restituisce lo sforzo antico e contemporaneo per la conservazione della Scala Grande, di Monesteroli e di Tramonti tutta. La scommessa sarà ora estendere gli interventi ad altre porzioni di questa costa tanto fragile quanto spettacolare, preservandola dal turismo di massa che ha già intaccato e travolto le Cinque Terre: un impatto che sarebbe letale per luoghi fragili come cristallo, nati per esser attraversati da una manciata di persone al giorno. “No a numero chiuso, sì alla gestione dei flussi, alla sostenibilità, alle visite fatte con rispetto” la ricetta del sindaco Peracchini e della vicesindaca Frijia. Si parte dal contapersone da poco installato, poi, in caso di impatto eccessivo, servirà entrare nel vivo dei provvedimenti.