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La squadra non quadra. Meloni in alto mare assediata dagli alleati

“Stamattina leggendo i giornali ero incaricato in nove ministeri diversi, non stiamo ancora discutendo di ruoli e nomi. Faremo in fretta”. Questa la rassicurazione di Matteo Salvini che vuole mettere un freno alle voci, sempre più insistenti, su tensioni nella corazzata del Centrodestra per la formazione di un Governo che sarà chiamato ad affrontare una situazione difficilissima, tra tensioni internazionali e crisi energetica.

QUINTA EDIZIONE DE LA PIAZZA

Tensioni nel Centrodestra per la formazione di un Governo che sarà chiamato ad affrontare una situazione difficilissima

Una sicurezza che, però, sembra cozzare con la lunghissima sequela di vertici e controvertici tra gli alleati che, a dispetto di quanto si dica, continuano a discutere sulle quote da assegnare ai singoli partiti e sui singoli nomi per gli incarichi. Anzi a ben vedere in sei giorni di confronto, la situazione appare piuttosto ingarbugliata e ciò fa pensare che la contrattazione tra il Capitano, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, sia più complicata del previsto.

Per la Lega resta centrale la partita del Viminale. Ma la Meloni non intente affidarlo a Salvini

Che la situazione sia ben diversa da come la dipinga Salvini appare evidente anche dal fatto che la Lega, alla disperata ricerca di consensi, starebbe puntando i piedi. “Abbiamo di fronte cinque anni di lavoro, difficile ma importante. Questo è il governo del centrodestra, il nostro governo”, esordisce il leghista Roberto Calderoli che continua a spingere per assegnare il Viminale al segretario del Carroccio.

“Per scegliere, bisogna vedere che cosa hanno fatto i possibili candidati. Quale si sposa di più con il profilo del Centrodestra? Chi ha più contrastato l’immigrazione illegale e più si è impegnato per la sicurezza? Chi ha più difeso le forze dell’ordine? Per me, ma non credo solo per me, il nome è soltanto uno: quello di Matteo Salvini” insiste Calderoli.

Peccato che a pensarla diversamente sembra essere la leader di Fratelli d’Italia che, come trapelato nei giorni scorsi, avrebbe altri piani tanto che si vocifera di un suo veto sul Capitano nel ruolo di ministro dell’Interno. Anzi la Meloni, malgrado prenda tempo dicendo che per “la formazione del governo ci vuole un incarico per formarlo”, in realtà avrebbe già alcune carte da proporre per il Viminale.

Qui i nomi in lizza sarebbero quelli di Giuseppe Pecoraro, ex prefetto di Roma eletto in Fratelli d’Italia, Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto del leader leghista, e in terza battuta il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Altro nome che circola è quello del leghista ed ex sottosegretario Nicola Molteni.

Così per Salvini, se davvero dovesse restare fuori dalla partita per il ministero degli Interni, andrà trovato un nuovo ruolo di spicco al fine di evitare insanabili fratture. Così si starebbe facendo largo una soluzione, affidargli l’incarico di vicepremier. Se dovesse andare davvero così, allora è pressoché scontato che anche Forza Italia avrà il suo vicepremier.

Che tutto andrà fatto con la massima attenzione, lo fa capire anche il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli secondo cui “in questo momento è un lavoro che va fatto con discrezione e sobrietà, e ci atteniamo a questo compito”. In questo difficile gioco a incastri la Meloni starebbe pensando di tenere per sé otto ministeri mentre a Lega e Forza Italia ne potrebbero finire quattro a testa.

Il problema è che tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare. Al momento di certo non c’è quasi nulla, ad eccezione del Tesoro – su cui il Colle pretende precise garanzie – che dovrebbe finire a un tecnico esperto e scollegato dai partiti. Qui il nome che circola insistentemente da giorni è quello di Fabio Panetta, attualmente nel board della Bce.

All’economia potrebbe andare Panetta. Agli Esteri Belloni o in alternativa Terzi di Sant’Agata

Qualora non dovesse accettare o essere scelto, allora la leader di Fratelli d’Italia potrebbe pensare a uno tra l’ex ministro Domenico Siniscalco, l’esperto economico di Fratelli d’Italia Maurizio Leo e, seppur piuttosto staccato per l’apparente veto di Forza Italia, l’ex ministro Giulio Tremonti. Agli Esteri continua a circolare il nome di Elisabetta Belloni, attuale capo dei Servizi segreti, e quello dell’ex ministro Giulio Terzi di Sant’Agata.

Per la Difesa tre i nomi in corso, tutti di FdI: Crosetto, La Russa e Urso

Alla Difesa le ipotesi più quotate sono quelle di Guido Crosetto, dell’ex ministro Ignazio La Russa e del presidente del Copasir Adolfo Urso. Alla Giustizia dovrebbe spuntarla l’ex pm Carlo Nordio per FdI mentre Giulia Bongiorno della Lega si dovrebbe accomodare al ministero della Pubblica amministrazione.

Ai Rapporti con il Parlamento si fa insistente il nome di Maurizio Lupi, mentre per Raffaele Fitto appare piuttosto probabile la nomina agli Affari europei. Complesso il discorso per quanto riguarda il ministero dell’Agricoltura che si vociferava fosse stato offerta a Salvini, come possibile compensazione per il mancato approdo al Viminale, ma che lui avrebbe respinto al mittente.

Qui, in questo gioco a incastri, dovrebbe finire un leghista. A farlo capire è lo stesso Capitano che ha detto chiaro e tondo: “La Lega in passato si è occupata di Agricoltura e pesca. Fra le priorità della Lega continuerà a esserci tutela agricoltura e pesca”. Nella futura squadra di Governo, sempre stando alle voci di corridoio, dovrebbe sedersi Rampelli anche se resta da definire il ministero tra quello delle Infrastrutture o quello del Welfare.

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