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La visita di Kishida a Kyjiv ribadisce il sostegno del G7 all’Ucraina

Una visita nel centro distrutto di Bucha, una corona di fiori lasciata davanti a una chiesa, negli occhi l’orrore vissuto da una città in cui sono stati uccisi oltre quattrocento civili. Il premier giapponese Fumio Kishida è il primo leader dell’arcipelago asiatico a visitare un Paese in guerra dai tempi della Seconda guerra mondiale. «Il mondo è rimasto sbalordito nel vedere civili innocenti a Bucha uccisi un anno fa», ha detto durante la visita nella città che è diventata sinonimo di brutalità russa. Poi ha sottolineato l’aspetto più importante del suo viaggio diplomatico: «Vorrei esprimere le mie condoglianze a tutte le vittime e ai feriti a nome dei cittadini giapponesi. Il Giappone continuerà ad aiutare l’Ucraina con il massimo sforzo per riconquistare la pace».

È una settimana di viaggi in Europa per i leader dell’Estremo Oriente. Mentre Kishida era a Bucha, a ottocento chilometri di distanza, Xi Jinping dialogava a Mosca con il suo «caro amico» Vladimir Putin in un’opulenta cena tra capi di Stato. Sono le due immagini che, come ha scritto il Guardian, evidenziano le distanze – politiche, culturali, umane – tra i due Paesi asiatici.

Tokyo ha sostenuto l’Ucraina fin dall’inizio del conflitto, non ha mai avuto dubbi, ha appoggiato le sanzioni alla Russia proposte dall’Occidente. Perfino Kenta Izumi, capo del principale partito di opposizione del Giappone, ha elogiato la visita di Kishida. «L’Ucraina ha ricevuto una grande ondata di sostegno popolare dal Giappone, tra la crescente preoccupazione a Tokyo e tra l’opinione pubblica giapponese su ciò che accadrebbe al Giappone se la Cina dovesse invadere Taiwan. Sia la Russia sia la Cina hanno condotto esercitazioni militari congiunte vicino alle coste del Giappone», scrive il Guardian.

Il quotidiano Asahi Shimbun – dichiaratamente a favore della visita di Kishida in Ucraina – ha scritto che è «altamente insolito per un primo ministro giapponese visitare un Paese in guerra», e ha ipotizzato che Kishida avesse concluso che «non aveva altra scelta che dimostrare il suo sostegno all’Ucraina con un incontro faccia a faccia con il presidente Volodymyr Zelensky», peraltro a poche settimane dal vertice del G7 a Hiroshima (si terrà a maggio).

Il vertice del G7 sarà allora ancora un’occasione per dimostrare a Kyjiv il sostegno della comunità internazionale. Parteciperà anche Zelensky, collegato in videoconferenza. Forse è anche per questo che dal Cremlino sono arrivati già i primi segnali di risposta nei confronti del Giappone: ieri il ministero della Difesa russo ha fatto sapere che due dei suoi caccia bombardieri hanno sorvolato il Mar del Giappone. È accaduto più o meno in contemporanea al brindisi tra Xi Jinping e Putin al Palazzo delle Faccette, in uno dei luoghi cerimoniali storici del Cremlino. E forse è anche un messaggio di avvertimento al Giappone, che sembra lavorare per costruire un’alleanza anticinese in Asia: Kishida è arrivato in Ucraina dall’India, facendo temere a Pechino che Nuova Delhi possa avvicinarsi agli Stati Uniti e all’Occidente, di fatto accerchiando la Cina – uno scenario che Xi Jinping vorrebbe evitare a tutti i costi.

Xi ha poi invitato Putin in Cina per approfondire ulteriormente la cooperazione economica tra i due Paesi: il commercio russo-cinese è aumentato del trenta per cento lo scorso anno, raggiungendo quota centottantacinque miliardi di dollari, e dovrebbe raggiungere i duecento miliardi di dollari quest’anno.