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L’esemplare di fistione turco avvistato a Torbole, sul lago di Garda, si comportava in modo anomalo proprio perché nel becco aveva un amo da pesca incastrato: “Solo aprendo il file e ingrandendo le immagini mi sono reso conto del motivo del suo continuo agitarsi in acqua”

Foto Marco Coluccia

 NAGO-TORBOLE. Purtroppo il ghost fishing è un fenomeno ancora troppo diffuso nelle acque trentine. Le attrezzature da pesca abbandonate, intenzionalmente e non, rappresentano un grande pericolo (anche mortale) per tutti gli organismi acquatici come pesci, uccelli e mammiferi marini.

Tralasciando chi abbandona le proprie reti alla deriva (fatto che costituisce un reato), nella pesca può capitare che l’esca si impigli e che tirando la canna da pesca la lenza si spezzi, disperdendo così nell’ambiente amo e lenza. Questo genere di rifiuti però sono difficili da smaltire e rimangono in circolo per molti anni.

Se la lenza può attorcigliarsi attorno a zampe e altre parti sensibili degli uccelli, arrivando a provocare perfino l’amputazione dell’arto, un amo può soffocare gli animali o comunque impedirgli di alimentarsi correttamente.

L’ultimo caso coinvolge un bellissimo fistione turco, un uccello che si nutre di piante acquatiche e che può essere avvistato sul lago di Garda. L’esemplare in questione appariva agitato e si comportava in modo anomalo proprio perché nel becco aveva un amo da pesca incastrato.

Marco Coluccia, l’autore degli scatti nella zona di Torbole, racconta di essersi accorto dell’amo solo dopo essere arrivato a casa. “Solo aprendo il file e ingrandendo le immagini mi sono reso conto del motivo del suo continuo agitarsi in acqua”. In queste situazione purtroppo intervenire è difficile e la speranza è che il fistione turco riesca in qualche modo a liberarsi da solo dell’amo.  

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