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Lascia morire di fame la figlia: una perizia psichiatrica per evitare l'ergastolo

Il processo ad Alessia Pifferi / Milano

Alessia Pifferi è in carcere da luglio. Aveva lasciato la figlioletta Diana di 18 mesi sola a casa per giorni, senza cibo e assistenza per stare con il compagno

Si avvicina il processo per Alessia Pifferi, la donna arrestata a luglio dello scorso anno per aver ucciso la figlioletta di 18 mesi Diana abbandonandola nella loro casa di Milano per sei giorni. La piccola è morta di stenti mentre la donna era con il compagno (ignaro di tutto).

Oggi 8 febbraio la 37enne - che è accusata di omicidio volontario aggravato - si è presentata davanti al gip di Milano per un'udienza. La Procura è orientata a chiedere il processo con rito immediato.

Quella di Diana è stata, secondo il parere degli esperti, una lunga agonia. L'autopsia, già depositata nella relazione definitiva, dice che è morta per una gravissima e prolungata disidratazione, aggravata dalle temperature altissime di luglio. Alessia l'ha chiusa in casa con le finestre sigillate, senza aria condizionata, senza cibo e cure. Nello stomaco della neonata sono stati trovati pezzetti del suo stesso pannolino. Una perizia ha accertato l'assenza di tranquillanti o droghe nel biberon della bimba.

Alessia Pifferi nel frattempo ha cambiato avvocato. La nuova difesa punterà sulla richiesta di una perizia psichiatrica nel dibattimento per valutare un eventuale vizio di mente della donna. Il processo dovrebbe iniziare nelle prossime settimane e la donna rischia una condanna all'ergastolo.

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