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Lega: Salvini compatta squadra e non molla il Viminale

Il leader leghista riunisce deputati e senatori al teatro Sala Umberto. Affondo di Maroni: "Il leader sia Zaia"

Matteo Salvini insiste sul suo ritorno al Viminale, e a chiederlo con voce unanime sono anche i suoi parlamentari. E’ quanto emerge dalla riunione convocata dal segretario leghista al Teatro Sala Umberto, a due passi da Montecitorio, con tutti i deputati e i senatori appena eletti. Le trattative per il nuovo esecutivo? “Sono ottimista di natura” le uniche parole concesse alle telecamere dal Capitano lasciando il teatro dal retro. Mentre al suo arrivo, questa volta dall’ingresso principale, il leader leghista liquida le voci di un possibile appoggio esterno della Lega all’esecutivo, nel caso non riuscisse ad ottenere il ruolo di ministro dell’Interno nel futuro governo a probabile guida Meloni, con un “quante sciocchezze…”. Già in mattinata l’ipotesi era stata smentita in un video: “La sinistra e i suoi giornali si rassegnino. Gli italiani hanno votato, hanno scelto a milioni il centrodestra unito e stiamo lavorando tutti insieme, come Lega giorno e notte per dare risposte ai problemi del Paese”, la parole di Salvini.

La riunione tra il segretario e i neo parlamentari dura circa un’ora e mezza. Bocche cucite al termine. “Faremo un governo di centrodestra, non date peso alle falsità della sinistra e dei suoi giornali che inventano dei virgolettati”, la linea di Salvini che filtra dal partito. Durante il confronto – viene riferito da fonti della Lega – “tutti i deputati e senatori presenti hanno chiesto al segretario di tornare al governo per occuparsi di sicurezza e immigrazione”. A testimoniare il clima di “grande entusiasmo”, come riferisce un deputato presente, la Lega diffonde un video di gruppo in cui i parlamentari del Carroccio sono tutti in piedi sul palco, con i volti sorridenti, che battono le mani e scandiscono in coro “Lega Lega!” e “Matteo Matteo!”. Secondo il vice segretario Lorenzo Fontana, unico a rompere la consegna del silenzio, per la Lega la questione non è “Salvini al Viminale o morte”. “Assolutamtente no – ribadisce – Salvini al Viminale ha fatto bene”. Però, “secondo me bisogna solo parlarsi e trovare l’intesa giusta. Serve tanta attenzione per il bene del Paese”. Salvini indebolito? “Non credo che sia quello il problema – aggiunge Fontana -. Bisogna fare un governo con le persone migliori in questo determinato momento che è molto difficile e quindi serve un governo compatto e unito con le persone che lavorano nel migliore dei modi”.

Foto Roberto Monaldo / LaPresse
Matteo Salvini riunisce i parlamentari della Lega
Nella foto Giancarlo Giorgetti

Lasciati i parlamentari, Salvini si trattiene ancora per un faccia a faccia con Giancarlo Giorgetti “per fare il punto della situazione e discutere di caro-energia”. Io fuori dal governo? “Uno magari si riposa, si cura…” , la battuta fatta prima ai cronisti dal titolare uscente del Mise. Matteo Salvini ci sarà nella squadra di Governo? “Ma sì”. E tutto il resto, l’appoggio esterno…”Tutto il resto come diceva Califano, è noia”, risponde ancora.

Sul fronte interno, intanto, dalle colonne del ‘Foglio’ Roberto Maroni insiste sulla necessità di un cambio al vertice. “Dopo il voto di domenica (che ha visto la Lega in evidente difficoltà) è partita in quasi tutte le sezioni la richiesta di un congresso straordinario, per eleggere un nuovo segretario al posto di Salvini. Io saprei chi eleggere” scrive l’ex segretario del Carroccio indicando esplicitamente il nome di Luca Zaia, oltre che la necessità di una federazione con Forza Italia. Stoppa l’eventualità “Zaia? Non dovete portarmelo via dal Veneto. I veneti sono affezionati a lui e c’è la partita importante del’Autonomia da giocare”, Lorenzo Fontana, che sul calo dei consensi nelle regioni del Nord ammette: “Gli elettori del Veneto e anche della Lombardia hanno dato un segnale: sono sicuro che se lavoriamo bene, compatti e uniti, torneranno”. Lo stesso Zaia, oggi a Trieste per un evento con il suo omologo del Friuli Massimilano Fedriga, nega l’eventualità di una “staffetta”. Alla domanda su un loro possibile ruolo da ministro, entrambi assicurano di voler restare al lavoro nelle rispettive Regioni. “Mi devo occupare del Veneto” afferma Zaia. Mentre Fedriga non nasconde la volta di ricandidarsi in Regione nel 2023.

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