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Luana Ilardo da Giletti: "La latitanza di Bernardo Provenzano andava tutelata"

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Nel corso della puntata di domenica 29 gennaio Massimo Giletti intervista Luana Ilardo, figlia del boss pentito Luigi Ilardo ucciso nel 1996

La storia di Luigi Ilardo

Nel corso della puntata di domenica 29 gennaio Massimo Giletti intervista Luana Ilardo, figlia del boss mafioso Luigi Ilardo che è stato ucciso il 10 maggio del 1996 perché da uomo pentito stava collaborando con le forze dell’ordine per l’arresto del latitante Bernardo Provenzano. “Lo stato non ha fatto lo stato, la mafia ha fatto la mafia” inizia con queste parole Luana Ilardo che ospite nel salotto di La7 spiega come il padre ha fatto una scelta coraggiosa diventando un collaboratore di giustizia ma non ha ricevuto la protezione necessaria dallo stato che gli avrebbe garantito una vita più sicura. Dopo aver pagato il conto con la giustizia scontando 11 anni di detenzione Luigi ilardo riesce a portare le forze speciali dei Ros ad un passo dal covo del boss latitante, ma un inaspettato complotto blocca tutte le operazioni e Ilardo ci rimetterà con la sua vita. 
 


 L'accordo Stato Mafia che tutelò Provenzano


“Purtroppo la latitanza di Provenzano andava tutelata” racconta Luana Ilardo che riporta la sentenza del 2 agosto del processo stato-mafia che assolve tutti gli indagati che hanno agito affinché Bernardo Provenzano non venisse catturato. “C’è stato un accordo tra stato e mafia” continua l’ospite di Giletti che incalza chiedendole come si sente adesso e cosa si porta dentro di tutta questa storia. “Sono amareggiata e arrabbiata perché dopo tanti anni non ho ancora ricevuto le risposte che avrei voluto” risponde Luana con voce rotta ed emozionata ricorda l’ultimo periodo della vita del padre raccontando con orgoglio al pubblico del coraggio che lo hanno contraddistinto nel voler portare avanti quelle collaborazioni con la giustizia pur sapendo di andare incontro alla morte. Per concludere Luana manifesta l’unico aspetto positivo della sua triste storia che è quello di aver fatto conoscere all’Italia questa storia che spera possa essere d’insegnamento per il futuro del nostro paese.

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