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Lukoil di Priolo, il governo Meloni trova una soluzione (temporanea) per la raffineria

La decisione / Siracusa

L'impianto gestito da Isab (controllata dalla russa Lukoil) ha reso l'Italia uno dei Paesi europei che più hanno finanziato la guerra di Putin in Ucraina, aggirando le sanzioni. Ora il governo prende la situaizone in mano, ispirandosi a un caso analogo in Germania

Il governo Meloni ha deciso per l'amministrazione fiduciaria della raffineria Isab-Lukoil di Priolo. Il Consiglio dei Ministri ha inserito la raffineria fra le infrastrutture critiche di rilevanza strategica nazionale, ponendola temporaneamente in amministrazione fiduciaria per garantire la continuità degli approvvigionamenti energetici. La decisione del governo arriva prima del 5 dicembre, la data d'inizio dell'embargo sul petrolio russo che avrebbe interrotto la produzione della raffineria siciliana, lasciando senza lavoro oltre 10mila lavoratori.

Perché è così importante la raffineria di Priolo

La raffineria di Priolo Gargallo è la più importante d'Italia. È gestita da Isab, azienda controllata al 100 per cento dall'azienda svizzera Litasco Sa, che a sua volta è di proprietà dell'azienda russa Lukoil, la più grande società petrolifera privata russa. La raffineria di Priolo è responsabile del 20 per cento del volume di raffinazione italiano con circa 10 milioni di tonnellate annue, che possono arrivare a un massimo di 14, e ha circa mille dipendenti. Indirettamente, l'azienda dà lavoro ad altre 2mila persone circa che, se consideriamo tutta l'area industriale di Siracusa a cui l'azienda è connessa, arrivano ad essere diecimila.

La raffineria di Priolo Isab Lukoil che porta il petrolio russo in Italia: la decisione del governo Meloni sul futuroSecondo i dati finanziari dell'azienda, il volume finanziario generato in Sicilia è di circa 600 milioni di euro l’anno, mentre tutta l’area industriale vale il 51 per cento del Pil della provincia di Siracusa. È lampante che una potenziale chiusura dell'impianto avrebbe esiti disastrosi per l'economia siciliana, con effetti a cascata sul Sud Italia, oltre che sugli approvvigionamenti di petrolio in Italia. 

Cosa è successo con il petrolio russo

La raffineria di Priolo ha sempre lavorato un mix di petrolio proveniente da varie parti del mondo, di cui per il 30-40 per cento dalla Russia. Da febbraio in poi, da quando l'invasione dell'Ucraina ha spinto l'Unione europea ad adottare delle sanzioni sull'economia russa, la situazione è cambiata. Anche se all’inizio le sanzioni non riguardavano il settore energetico e Lukoil, le banche hanno tagliato ugualmente le linee di credito all’Isab per overcompliance, ossia per un eccesso di cautela ed evitare così ogni potenziale problema che potesse derivare dalla collaborazione con una società controllata dai russi.

Di conseguenza la raffineria ha dovuto fare affidamento esclusivamente sulle forniture di greggio della società madre, la Lukoil controllata dallo stato russo, provocando un aumento senza precedenti delle importazioni di petrolio dalla Russia in un periodo in cui si sarebbero dovute diminuire. 

Le sanzioni dell'Unione Europea nei confronti della Russia inizieranno il 5 dicembre. Le conseguenze dirette per l'economia siciliana sono gigantesche: la raffineria di Priolo dà lavoro a circa 3 mila dipendenti, tra dipendenti diretti e indotto. Tuttavia, i lavoratori coinvolti da un potenziale stop potrebbero essere decisamente di più visto che la raffineria Isab Lukoil fa parte di un grosso polo industriale interconnesso che da solo vale l'8 per cento del Pil della Sicilia.

Ma le possibili ricadute superano il contesto regionale. La raffineria di Priolo garantisce il 20 per cento della raffinazione nazionale e il 18 per cento del fabbisogno elettrico della Sicilia. Se si fermasse mancherebbe il 40 per cento dei carburanti presenti in Sicilia e una quota considerevole anche nelle altre regioni, soprattutto al Sud. La conseguente riorganizzazione della logistica avrebbe un effetto a cascata su tutta la filiera nazionale, con un periodo di scarsità delle scorte con un conseguente aumento dei prezzi.

Il modello tedesco: cosa è successo in Germania

La soluzione individuata dal governo per la raffineria di Priolo ha già un precedente. Il governo tedesco ha infatti messo in sicurezza gestionale la raffineria di Schwedt in Brandeburgo, prendendo il controllo delle attività in Germania dell'azienda petrolifera russa Rosneft che gestiva l'impianto. La Commissione Europea ha dato il benestare all'operazione a causa della rilevanza strategica dell'impianto sugli approvvigionamenti energetici nazionali.

Su questa scia il senatore del Partito Democratico Antonio Nicita aveva presentato un emendamento al Dl aiuti quater, proponendo l'amministrazione fiduciaria per sei mesi, prorogabile di altri sei. Per il futuro, lo Stato attenderà l'offerta di un compratore, come aveva detto il ministro dell'Ambiente e sicurezza energetica Gilberto Pichett Fratin: "In attesa che si possa arrivare a un compratore e una proprietà non più russa una soluzione potrebbe essere un'ipotesi di intervento dello Stato, con garanzie, se sono sufficienti, o, al limite estremo, con un'operazione di quasi nazionalizzazione".