«Non risultano reperite risorse a fronte del margine di 14,4 miliardi di maggior impieghi rispetto all’ammontare complessivo finanziabile». Il linguaggio non è proprio terra terra, come forse inevitabile per un documento messo firmato dal servizio studi e dal servizio Bilancio di Camera e Senato. Ma la sostanza è che i progetti indicati dal governo italiano per avere accesso agli aiuti europei del Recovery fund prevedono una spesa più alta dei fondi disponibili.
Il totale delle fonti di finanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, cioè la lista dei progetti da presentare a Bruxelles che ha funzionato come innesco per la crisi di governo, arriva a 209,5 miliardi di euro. Ma il totale delle spese previste arriva più in alto, a 223,9 miliardi. Con uno «scostamento tra impieghi e risorse» pari appunto a 14,4 miliardi. I tecnici di Camera e Senato ipotizzano due scenari, e suggeriscono comunque al governo di integrare il documento.
Il primo scenario è che la commissione europea bocci alcuni dei progetti presentati e che si sia sforato il tetto delle risorse per evitare di lasciarle alcune inutilizzate. In questo caso il governo dovrebbe chiarire se i progetti bocciati sarebbe comunque realizzati, con altre risorse però potrebbero far salire il deficit. Altrimenti il piano presenterebbe un «margine di indeterminazione», perché «includerebbe una parte di opere che non verrebbero realizzate ovvero la cui realizzazione sarebbe rinviata».
Il secondo scenario prevede che tutti i progetti vengano accettati dalla commissione europea. In questo caso il governo dovrebbe «valutare se rinunciare spontaneamente alla realizzazione di alcuni interventi» oppure «attivare comunque tutte le opere». In questo secondo caso, di nuovo, dovrebbe indicare come finanzierebbe questa maggiore spesa al momento non coperta.
Di rilievi nel documento dei tecnici ce ne sono anche altri. In particolare sulla distinzione non sempre chiara tra progetti nuovi e progetti già in essere, che possono accedere ai finanziamenti Ue ma solo a determinate condizioni. Ma la differenza tra spese e risorse, nel documento da cui è partita una crisi politica ancora tutta da scrivere, resta il più importante.