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Meloni chiede a Bruxelles risposte concrete sull’immigrazione, ma resterà delusa

In vista del Consiglio europeo, calendarizzato il 23 e il 24 marzo, oggi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni riferirà le priorità italiane al Senato e domani alla Camera.

Il prossimo vertice a Bruxelles – spiega La Stampa – per la premier è il momento in cui, in teoria, andrebbe fatto un salto di qualità sui temi dell’immigrazione e del Patto di stabilità.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ieri in una lettera indirizzata ai 27 Paesi membri, ma soprattutto a Roma, ha annunciato «un nuovo sostegno pari a 200 milioni di euro che sarà focalizzato sull’assistenza all’accoglienza» e l’«accelerazione dell’attuazione del meccanismo volontario di solidarietà per i ricollocamenti dei migranti».

Palazzo Chigi teme che il vertice di giovedì e venerdì possa portare pochi risultati rispetto alle aspettative generate con l’ultimo Consiglio di febbraio. La convinzione di Meloni è che sia la Commissione a temporeggiare, nel tentativo complicato di cercare un equilibrio tra le esigenze dei diversi Paesi. L’obiettivo che si porrebbe la premier, adesso, è di aumentare le pressioni sulla presidente Ursula von der Leyen, con il seguente ragionamento: «Le richieste della Germania sugli aiuti di Stato sono state esaudite, ora tocca a noi sull’immigrazione. Servono misure concrete».

A Bruxelles, Meloni insisterà ancora sulla difesa dei confini esterni dell’Unione. I segnali che arrivano, però, indicano che la strada sarà in salita: il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha impostato la riunione dando molto risalto ai temi di politica estera, l’Ucraina in primis, e di politica economica, con la riforma del Patto di stabilità e crescita, sul quale è previsto al termine del vertice un Eurosummit allargato a tutti i 27 leader.

Il tema migranti, almeno secondo l’agenda, verrà esaurito con la relazione di Von der Leyen che farà il punto sulle richieste che il Consiglio aveva avanzato a febbraio, anticipate in parte dalla lettera di ieri.

Sarà compito di Meloni tentare di spostare il negoziato sugli impegni concreti che dovrà assumere la Commissione. L’Italia continuerà a porre l’attenzione sulla Tunisia. Il Paese nordafricano vive una profonda crisi politica e finanziaria. Il prestito del Fondo monetario internazionale è congelato e senza quei soldi il governo non riuscirà a evitare un default che ha conseguenze dirette sulle partenze dei migranti. Antonio Tajani sa che molti Paesi restano ostili a finanziare un regime che non attua le riforme, ma secondo il ministro degli Esteri va evitato che il Paese si trasformi in una nuova Libia. Una soluzione di compromesso potrebbe essere quella di incrementare gli aiuti economici e dividerli a rate. Su questo, sarà importante l’appoggio degli Stati Uniti. Tajani in queste ore è in contatto con il Segretario di Stato americano Antony Blinken. Meloni ha anche incontrato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in partenza per la Costa d’Avorio, il Paese da cui arriva il maggior numero di profughi che transitano dalla Tunisia.

Ieri la premier ha avuto una telefonata con con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Al di là dei migranti e dell’Ucraina, i due si sono concentrati molto sui dossier economici e le imminenti riforme di Bruxelles. La Germania ha chiesto e, di fatto, ottenuto un allentamento dei vincoli sugli aiuti di Stato alle imprese, mentre l’Italia, che in cambio aveva proposto un fondo sovrano a debito comune sullo stile di quello attivato per la pandemia, pretende che sia data maggiore flessibilità nell’uso dei fondi europei già esistenti. Per Meloni è una svolta fondamentale anche in vista della discussione sul nuovo Patto di stabilità.