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Meloni lavora a un nuovo decreto flussi per altri 160mila lavoratori stranieri

Le domande presentate al clic day del 27 marzo per l’ingresso di lavoratori stranieri in Italia sono 240mila, il triplo dei quasi 83mila posti previsti dal decreto flussi. Ma la platea degli esclusi, anziché ripetere la domanda, ora potrebbe avere una corsia preferenziale in un nuovo decreto flussi. Il governo starebbe pensando per il triennio 2023-2025 di aprire a 500mila lavoratori, circa 166mila l’anno – scrive Il Sole 24 Ore.

Lo hanno chiesto le parti sociali nell’incontro di ieri al ministero del Lavoro, sollecitando una riduzione degli adempimenti burocratici a carico dei datori di lavoro. E lo hanno chiesto le associazioni datoriali, che dovranno comunicare i fabbisogni occupazionali entro il 5 aprile.

Per Coldiretti nell’agricoltura mancano 100mila lavoratori l’anno, l’Ance stima per il triennio 2023-2025 un fabbisogno di 12mila lavoratori stranieri per l’edilizia. La Fipe-Confcomemrcio lamenta nel decreto flussi l’assenza di una quota specifica per ristorazione e turismo, dove mancano circa 140mila lavoratori l’anno. E anche Assindatcolf ha criticato la mancanza di quote per colf e badanti: ne servirebbero 23mila, dicono. Non solo: altri 20mila posti vacanti si registrano nell’autotrasporto e 200mila nel settore alberghiero.

Dal governo sono arrivate aperture. «Non ci sono pregiudizi», ha detto il ministro degli Interni Matteo Piantedosi. Teresa Bellanova, Italia Viva, ha proposto di approvare un emendamento al decreto immigrazione che è in discussione al Senato in modo da aprire la regolarizzazione delle persone che stanno in Italia.

La ministra del Lavoro Marina Calderone ha messo le mani avanti. L’obiettivo, ha detto, è di «poter riaccompagnare al lavoro tanti lavoratori già presenti sul territorio italiano regolarmente, tanti lavoratori italiani che non lavorano e potrebbero reinserirsi. Porremo attenzione alle necessità rappresentate dalle organizzazioni datoriali, ma terremo conto del fatto che abbiamo tanti lavoratori percettori di strumenti di sostegno al reddito che, potendo lavorare, devono esser riaccompagnati con processi di formazione e riqualificazione, da estendere ai lavoratori immigrati iniziando la formazione nei Paesi d’origine per completarla in Italia e poterli accompagnare in azienda».