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"Mi preoccupa il futuro di mio figlio: se mi dovesse succedere qualcosa non avrebbe tutele". La storia di due papà e del loro bimbo di 3 anni: "E' la nostra famiglia"

TRENTO. Antonio, 50 anni, e Giuseppe, 59, sono una coppia residente a Trento e padri di un bambino di 3 anni, Lorenzo (nome di fantasia). Il piccolo ogni mattina va alla scuola materna e la sera gioca con i due genitori, ma per lo Stato fa parte di quella categoria "invisibile" per cui non sono riconosciuti determinati diritti.

"Ufficialmente il papà sono solo io - racconta Giuseppe Lo Presti, rappresentante delle Famiglie Arcobaleno per il Trentino Alto Adige, intervistato da il Dolomiti - il mio compagno non è riconosciuto dalla legge italiana come figura genitoriale, nonostante sia papà come me. La mia più grande paura è che se mi dovesse succedere qualcosa, non solo la morte ma anche una separazione, lui potrebbe essere assegnato a persone terze e non al mio compagno. E' da quando è nato che penso al suo futuro".

IL NO DEL GOVERNO MELONI

La linea del Governo Meloni su questo fronte è stata chiara fin da subito. Soltanto poco tempo fa il Comune di Milano, reo di aver registrato sull'atto di nascita il genitore non biologico, aveva ricevuto una circolare del Ministero dell'Interno, in cui si diceva "no" a questa decisione.

La legge italiana attualmente infatti non prevede la possibilità per le coppie omogenitoriali né di accedere alla procreazione medicalmente assistita, consentita solo per le coppie eterosessuali, né alla gestazione per altri.

Alcuni Comuni però, a discrezione dell'amministrazione in carica, hanno deciso se riconoscere o meno la coppia procedendo con la valutazione di ogni singolo caso. Lo stesso sindaco di Trento, Franco Ianeselli, qualche settimana fa ha sottoscritto un atto di nascita di una bambina con due madri, in qualità di ufficiale di stato civile.

LA STORIA DI DUE PAPA', ANTONIO E GIUSEPPE

Riconoscere il proprio figlio per una coppia omosessuale può essere definita una vera e propria odissea. "Io e Antonio siamo insieme da 20 anni - prosegue Lo Presti - e dopo tanto tempo abbiamo deciso di avere un figlio. Lorenzo è nato negli Stati Uniti d'America 3 anni fa attraverso una pratica di maternità surrogata, cioè con una donna che ha donato i suoi ovuli e un'altra che ha portato il bimbo in grembo per 9 mesi. Ma il nostro percorso è iniziato ben prima, circa 5 anni fa. Le tempistiche in questi casi sono lunghi sia a livello tecnico che burocratico".

Dopo essere volati negli States la coppia torna a Trento con il neonato. "In America una sentenza del tribunale viene messo nero su bianco che siamo noi i genitori, ma una volta tornati qui a Trento, dove viviamo, gli uffici del Comune hanno rifiutato la trascrizione di entrambi i nomi e hanno riconosciuto solo me come padre biologico. Purtroppo ce lo aspettavamo, ma non ci siamo mai arresi. Abbiamo fatto partire un ricorso e ora siamo in appello: i tempi della giustizia però sono molto lunghi".

Nel frattempo Antonio ha avviato le pratiche per l'adozione di suo figlio: "Assenza di diritti per mio figlio significa che potrebbe non essere tutelato un domani - spiega Giuseppe Lo Presti -. Per esempio potrebbero non essere pagati gli alimenti dopo una separazione. Oppure, se io venissi a mancare chi se ne occuperebbe? C'è un vuoto legislativo da colmare, anche l'atto del Comune può essere revocato in qualsiasi momento".

Il piccolo Lorenzo ora frequenta la scuola materna. "Lui sa che ha due papà, sa che la sua realtà è questa. Noi siamo ben integrati e accettati dalla società civile, o almeno nel nostro contesto, ma non per la legge. Questa però è la nostra famiglia". 

La Destra al governo è una minaccia? "Che ci sia una particolare recrudescenza in questo periodo storico è sotto gli occhi di tutti - conclude -, così come la mancata volontà di voler riconoscere questi bambini. In Trentino soltanto di nostri associati per le Famiglie Arcobaleno si parla di circa 50 persone, ma le coppie presenti sul territorio sono molte di più considerando quelle non iscritte. In tutta Italia siamo intorno alle 15mila coppie e 5-6 mila bambini".