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Milano-Cortina, l’allarme della Dia: “Rischio di infiltrazione mafiose negli appalti in Veneto”

VENEZIA. Il Veneto «potrebbe rappresentare terreno fertile per la criminalità mafiosa e affaristica, allo scopo di estendere i propri interessi e infiltrarsi nei canali dell'economia legale tanto attraverso complesse attività di riciclaggio e reimpiego di capitali illecitamente accumulati, quanto nella gestione delle risorse pubbliche». È l’allarme lanciato dalla relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia per il II semestre 2021. «Particolare attenzione - dice testualmente la Dia - per la prevenzione di probabili tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata in quest'ultimo settore richiederanno anche i prossimi Giochi olimpici e paralimpici di Milano e Cortina del 2026».

La Direzione antimafia ricorda alcune operazioni («Fiore Reciso», «Terry», «Camaleonte», «Avvoltoio» e «Hope») dalle quali è emerso come la 'ndrangheta anche al Nord sia orientata a dominare il traffico/spaccio di stupefacenti, le estorsioni, il riciclaggio e il reinvestimento di capitali. «Più recente conferma - prosegue la relazione - si è avuta con l'operazione 'Isola Scaligera' del 5 giugno 2020 che ha evidenziato la presenza e svelato il modus operandi tipico di un locale di 'ndrangheta. Nel senso anche la 'Taurus' del 15 luglio 2020 conclusa con l'esecuzione a Verona e in altre città d'Italia di alcune ordinanze nei confronti degli appartenenti alle famiglie Gerace-Albanese-Napoli-Versace... con la creazione di un reticolo di solidi rapporti con amministratori pubblici e imprenditori e con il ricorso solo se necessario alla manifestazione della forza di intimidazione e all'assoggettamento».

Per l'operazione Camaleonte viene ricordata la sentenza del 6 luglio 2021 a Padova con condanne complessive per 77 anni di carcere a 7 imputati. Anche la criminalità campana «ha fatto rilevare, nel corso degli anni, la propria operatività sul territorio soprattutto nel settore degli stupefacenti e nel riciclaggio», come emerso da operazioni che hanno messo in luce il tentativo di investimento di capitali illeciti da parte della famiglia Iovine del cartello dei Casalesi. A Verona viene ricordata la presenza di una cellula del clan Di Cosola di Bari, attiva nel traffico di droga, mentre per la commissione di reati predatori è emersa l'azione di pregiudicati foggiani e brindisini.

Per Cosa Nostra viene segnalata «la presenza di soggetti collegati a famiglie siciliane che riciclavano capitali attraverso investimenti immobiliari soprattutto a Venezia. Più di recente - aggiunge la Dia - sarebbe stato confermato il forte interesse delle consorterie palermitane a infiltrarsi nei canali dell'economia legale attraverso la commissione di rilevanti frodi fiscali». Sul territorio infine sarebbero presenti gruppi di matrice etnica, in prevalenza albanesi, nigeriani, romeni e bulgari, attivi anche nello spaccio di droga.