È morto a Roma il sociologo Domenico De Masi. Docente emerito di Sociologia del Lavoro all’Università Sapienza di Roma, aveva 85 anni. Lo scorso 15 agosto, aveva scoperto di avere una malattia invasiva, mentre era in vacanza a Ravello e i medici del policlinico Gemelli di Roma gli avevano comunicato che gli sarebbe restato poco da vivere. Era considerato ispiratore di molte battaglie del Movimento 5 Stelle: su tutte, il reddito di cittadinanza. E proprio i 5S lo hanno prontamente ricordato con una nota a firma degli europarlamentari: "Dall'ozio creativo al lavoro agile. Con Domenico De Masi – si legge – ci lascia un fine intellettuale, precursore dei tempi con le sue teorie innovative e difensore dei diritti sociali e civili. Da preside della Facoltà di Sociologia della Comunicazione de "La Sapienza" aveva dimostrato di essere sempre dalla parte dei più deboli e dei giovani, il suo chiodo fisso. Le nostre condoglianze alla famiglia e alla comunità di Ravello, comune che aveva apprezzato negli anni il suo attivismo culturale e il suo impegno sociale".
Studioso di fama internazionale, aveva ricevuto nel giugno scorso la visita privata del presidente brasiliano Lula, durante il viaggio di quest’ultimo in Italia: “Siamo amici da anni. Andai a trovarlo anche in carcere, a Curitiba”, aveva raccontato De Masi a Repubblica.
La sua carriera accademica è iniziata subito dopo la laurea: a Parigi consegue il dottorato in Sociologia del lavoro, diventando allievo di Alain Touraine. Si rivela fondamentale l'incontro con Adriano Olivetti. È dalle due esperienze - Touraine e Olivetti - che nasce il paradigma della doppia dialettica di classe che alla classica contrapposizione tra borghesia e proletariato affianca quella di una classe imprenditoriale 'illuminata' a una classe imprenditoriale 'subalterna e conservatrice'.
A Napoli diventa assistente di sociologia all'Università Federico II. Contemporaneamente è anche ricercatore presso il centro studi 'Nord e Sud' diretto da Giuseppe Galasso, dove svolge una ricerca sui gruppi informali e sui sindacati presso l'Italisider di Bagnoli. Poi Roma, dove diventa anche preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione. Suo il concetto - e la definizione - di "ozio creativo" come "unione di lavoro con cui produciamo ricchezza, di studio con cui produciamo sapere e di gioco con cui produciamo allegria. L'insieme di queste tre cose dà origine a quelle che possiamo chiamare ozio creativo". Negli anni del Covid ha ribadito più di una volta il sostegno per l'applicazione del lavoro agile.