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Napoli: baby gang e “guerra degli occhi”

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 7 febbraio all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

Prima era “processo alle intenzioni”, ora bastano gli sguardi. Gruppi di giovanissimi (dai 14 ai 16 anni) si fronteggiano nel cuore malato della movida (quartieri spagnoli, Chiaia, decumani, arenile di Bagnoli, Vomero o Scampia). Uguali le modalità furiosamente aggressive. Un gruppo pretende che l’altro, di fronte, abbassi lo sguardo a terra in segno di sottomissione. Se non obbedisce, mano a coltelli, tirapugni e mazze chiodate. Se poi qualche sguardo malintenzionato o troppo “malizioso” cade su una ragazza, allora scatta la furiosa “gelosia proprietaria” dell’amico cui lei si accompagna. Subito mano alle pistole e la serata si tinge di sangue che porta dritto al ricovero ospedaliero. Il nuovo anno giudiziario registra così, a Napoli, il boom della violenza giovanile: aggressioni e reati aumentati del 17 per cento.

GIUSTIZIA IN LACRIME. In Castel Capuano, tra i busti marmorei dei maestri del Diritto, va in scena -scrive Giuseppe Grimaldi, “la liturgia di una cerimonia che non ha certo il sapore di una festa”, ma di un inquietante “pianto greco”. Strade e piazze segnate dolorosamente da ondate di violento ribellismo alle leggi, che attraversano la città senza distinzioni di ceto. Ecco la voce di allarme e sdegno del procuratore della Repubblica Luigi Riello: ”C’è un deserto di valori trasversale che interessa le periferie come i salotti buoni della società”. Una complicità che salda chi compie azioni delittuose e chi sta a guardare impassibile come se il fatto non fosse il suo. Così la società cambia abito e mentalità con mutazioni “genetiche” velocissime: i guappi di prima sono oggi boss stragisti; prima omicidi, oggi vi si aggiungono delitti informatici e frodi sul web.

CAUSE SCATENANTI. La saldatura baby gang-malavita non è più immaginaria, ma un dato terribilmente reale. Già Pier Paolo Pasolini (aveva raccontato i “ragazzi di vita”), parlava di “pericolo per tutti” nella società nevroticamente immersa nell’avere tutto a tutti i costi”: l’edonismo consumistico, l’educazione del possedere e del distruggere. Primarie responsabilità: le famiglie che non trasmettono valori, le scuole che non formano cittadini, la borghesia collusa con criminalità e politica corrotta. Oltre 3 milioni i giovani italiani che non studiano e non lavorano (Neet). La gran parte nel Mezzogiorno dove non sembra esserci alternativa alla “ricerca compulsiva del desiderio e del piacere”. Rivelatrice la ricerca sui “Minori che sparano” condotta da Maria Luisa Iavarone con Giacomo Di Gennaro e Marco Valentini.

ESEMPI CONFORTANTI. Primo riferimento il Quirinale. Il presidente Mattarella ha conferito 30 “Attestati d’onore” come “Alfieri della Repubblica”, a giovani distintisi per comportamenti e azioni di solidarietà. Undici i meridionali premiati. Fra questi 3 sono campani: Aniello Capuano di Siano-Salerno e 2 casertani: Josephine Riccio di San Potito Sannitico e Giovanni Scialdone di Vitulazio. Nessun giovane napoletano tra gli insigniti. Un’area, la Città Metropolitana, che contiene oltre 3 milioni di abitanti ma che non sembra “una buona scuola” di educazione civile. ”Conseguenza di una situazione sociale”, dice il Sindaco Manfredi. Ma quali rimedi vengono approntati?

MAESTRI DI STRADA. Nacquero nel 2003 con l’aiuto di Carlo Azeglio Ciampi presidente della Repubblica. A Napoli in prima linea Marco Rossi Doria, figlio del meridionalista Manlio prestigioso docente alla Agraria di Portici. L’idea, vincente, recuperare i giovani delle periferie degradate, avviati su una strada di esclusione e  violenza. I risultati non mancarono. L’esperienza, con nuovi mezzi e sostegni, andrebbe ripetuta e ampliata. Con una “scuola del fare”, suggerisce don Tonino Palmese, si recupererebbero tanti “piccoli delinquenti collegati ai grandi” prima che diventino “soldati della criminalità a basso costo”.

EVITARE IL PEGGIO. Senza supporto educativo multiplo, l’ultima parola sarebbe la repressione (via la patria potestà ai genitori di figli violenti, prospetta il generale dei Carabinieri Andrea Rispoli; fermare le armi con metal detector davanti alle scuole, dice il Tribunale per i minori col presidente Giancarlo Posteraro, mentre Maria de Luzenberger -capo dei pm- vorrebbe evitare inasprimenti di pene per i giovani arrestati).Servono interventi, ma se non ora quando?