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‘Ndrangheta sempre forte in Lombardia, lo dice la relazione della Dia: il fenomeno in Brianza

L’Ndrangheta in Lombardia è radicata. È quanto emerge dalla relazione semestrale al Parlamento della Dia, Direzione Investigativa Antimafia. La relazione semestrale pubblicata dalla Direzione Investigativa Antimafia, attesta la crescita e il consolidamento sul territorio lombardo della rete delle criminalità organizzate. Un’ombra che riveste non solo il traffico di stupefacenti e quello dei rifiuti, ma che oggi mette a rischio anche le imprese che versano in gravi difficoltà finanziarie. L’attenzione delle Forze dell’Ordine è infatti cresciuta, in conseguenza della crisi sanitaria, divenuta poi anche economica. A quanto emerso dal documento, negli anni le investigazioni hanno tracciato la presenza di numerosi locali di ‘ndrangheta nelle province di Milano, Como, Monza – Brianza (in particolare Monza, Desio, Seregno, Lentate sul Seveso e Limbiate), Lecco, Brescia, Pavia e Varese.

Il modello che ispira le diverse organizzazioni criminali di tipo mafioso appare sempre meno legato a manifestazioni di violenza e diversamente rivolto verso l’infiltrazione economico-finanziaria. Anche sulle attività criminali si riflette l’instabilità economica e sociale determinatasi a seguito delle variabili ancora imponderabili collegate all’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2 che hanno profondamente segnato la Lombardia. L’osservazione dei fenomeni e degli eventi ha sostanzialmente confermato anche nel semestre in esame l’operatività di soggetti e gruppi di criminalità organizzata di tipo mafioso in particolare di origine calabrese.

“Rispetto ad un andamento di contrazione altalenante delle attività illecite in generale e soprattutto durante i periodi in cui sono stati adottate particolari misure di contenimento della pandemia le organizzazioni mafiose avrebbero scelto di mantenere un basso profilo di esposizio-ne che sembra non contemplare il sistematico ricorso a manifestazioni violente e al contempo denotano un efficace capacità di adattamento e resilienza. Tale scelta strategica si basa sempre più sulla ricerca di soggetti estranei a contesti criminali che costituirebbero il cosiddetto “capi tale sociale”. Le organizzazioni criminali strutturate segnatamente la ‘ndrangheta avrebbero mo- dificato il proprio agire storicamente improntato al controllo “militare” del territorio attuando piuttosto modelli imprenditoriali e orientandosi sempre più verso quelle attività illecite meno tradizionali e più remunerative nel rapporto costi benefici stante anche la minore consistenza delle sanzioni previste per taluni reati. La mutazione strategica maturata verosimilmente in ragione di un processo evolutivo generazionale e anche attraverso l’affiancamento di figure professionali solo contigue ai sodalizi avrebbe progressivamente ridisegnato il volto della criminalità organizzata” si legge nel documento della DIA.

Inoltre, in tempi recenti, gli interessi delle organizzazioni mafiose si sono maggiormente concentrati su attività illecite “a basso rischio” sul piano della sanzione penale, come ad esempio lo smaltimento dei rifiuti e il relativo traffico illecito, specialmente di quelli provenienti dall’area campana. In particolare, nell’ultimo anno, le indagini della DDA si sono con-centrate sul contrasto al fenomeno degli incendi dolosi sia in relazione a siti abusivi che all’interno degli impianti di trattamento dei rifiuti attraverso i roghi dolosi.

In continuità con le materie più tipiche e “consolidate” del Dipartimento, la DDA si è anche focalizzata sul contrasto al traffico delle sostanze stupefacenti, con particolare riferimento ai territori della cintura sud-occidentale dell’area metropolitana del milanese e ai quartieri tipicamente più sensibili a tali problematiche sociali.

Le operazioni di polizia di più ampio respiro registrate in Lombardia dal 2005 sino ai giorni nostri hanno permesso di documentare oltre all’esistenza e al radicamento nelle province lombarde di compagini riconducibili alla criminalità organizzata calabrese anche l’operatività delle stesse attraverso numerose indagini di polizia che hanno avuto anche sul piano giudiziario effetti considerevoli.

Nel semestre in argomento sono 6 le evidenze giudiziarie che hanno riguardato la ‘ndrangheta. In assenza di elementi giudiziari di novità nel semestre in argomento si ritiene di poetr conti- nuare a proporre un assetto organizzativo rispetto al territorio lombardo delle compagini di ‘ndrangheta in linea con quanto già affermato nelle precedenti relazioni.

Pertanto la principale struttura organizzativa la camera di controllo denominata appunto la Lombardia è sovraordinata ai locali presenti nella regione e in collegamento con la casa madre reggina. Nella Regione risulterebbero operativi 25 locali di ‘ndrangheta nelle province di Milano (locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico, Pioltello, Rho, Solaro e Legnano), Como (locali di Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco – Cermenate), Monza-Brianza (locali di Monza, Desio, Seregno, Lentate sul Seveso, Limbiate), Lecco (locali di Lecco e Calolziocorte), Brescia (locale di Lumezzane), Pavia (locali di Pavia e Voghera) e Varese (Lonate Pozzolo).

La criminalità cinese continuerebbe a concentrare i propri interessi criminali nel favoreggia- mento dell’immigrazione clandestina finalizzata allo sfruttamento sul lavoro, alla prostituzio- ne, alla tratta degli esseri umani, nonché ai reati contro la persona talvolta commessi nell’am- bito di azioni intimidatorie o scontri tra gruppi contrapposti, rapine ed estorsioni in danno di connazionali e contraffazione di marchi. Tali comportamenti delittuosi sarebbero spesso reati-presupposto di altri delitti quali il riciclaggio e il reimpiego di capitali in aziende fittizie. Al riguardo il 14 luglio 2021 la Guardia di finanza di Monza ha eseguito il provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica del capoluogo brianzolo con numerose attività di per- quisizione94 che hanno portato al sequestro di documentazioni bancarie, fiscali e contabili insieme a dispositivi informatici di alcune basi operative di società ubicate in Lombardia in particolare nelle province di Monza e della Brianza, Brescia e Bergamo.