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"Non rimuovere la targa fascista bellunese che celebra la 'cacciata degli ebrei'? Un atto politico". Lo storico Filippi: "Significa accettarla in uno spazio democratico"

La maggioranza di centrodestra, il 30 gennaio scorso, ha votato in modo compatto sul no alla rimozione della lastra in bronzo dal Municipio, proposta in un ordine del giorno dal consigliere Perale. Il commento di Filippi: "Non ci si vuole confrontare con il proprio passato. Votare per non spostarla significa accettare che stia in uno spazio pubblico e democratico: questa azione ha dato nuova storia al monumento"

BELLUNO. "Decidere di non spostare la targa del 1519 che celebra 'la cacciata degli ebrei' da Belluno dalla Sala di Giunta è un atto politico. Spero che la maggioranza bellunese di questo ne sia consapevole. Dopo averla ricollocata per due volte, anche questa votazione per mantenerla in Municipio entrerà nella storia, facendo riparlare quella targa, apparentemente muta". E' questo il commento dello storico Francesco Filippi sul no da parte della Giunta e del sindaco di Belluno, Oscar De Pellegrin, alla richiesta di rimuovere la lastra in bronzo collocata nella sede del Comune nel 1938 in epoca fascista, "nel nuovo spirito antisemita del regime italiano", spiegava l'ex assessore alla cultura e consigliere comunale Marco Perale.

Con quest'ordine del giorno, presentato poco tempo fa dall'ex assessore in occasione del 78esimo anniversario del Giorno della Memoria, si impegnavano la Giunta e il sindaco "ad attuare un gesto di grande valore simbolico". Ma la maggioranza di centrodestra, il 30 gennaio scorso, ha votato in modo compatto esprimendo non solo la propria contrarietà, ma la volontà di volerla "valorizzare semmai con una ulteriore targa che ne spieghi la storia".

"E' un fatto che mi ha molto incuriosito - aggiunge Filippi -. Avrei trovato più consona una nuova ricollocazione in un luogo più 'neutrale'. La richiesta di spostarla in uno spazio  museale sarebbe stata un'operazione storica interessante: 'risemantizzare' per ripristinare il suo significato originale. E staccarla di conseguenza dalla strumentalizzazione fascista del 1938". La targa in bronzo infatti "si ricollega più all'antigiudaismo in chiave xenofoba, quindi paura del diverso, che all'antisemitismo".

Ciò non toglie che la vicenda non lasci "l'amaro in bocca", sottolinea Filippi, "anche per rispetto della comunità ebraica": "Ancora una volta questa targa apparentemente muta - prosegue - fa di nuovo parlare di sé. Votare per non spostarla significa accettare e ritenere corretto che in uno spazio pubblico e democratico ci possa essere spazio per una targa che 'celebra' una discriminazione".

La domanda però è perché questo no categorico. "Non ci si vuole confrontare con il proprio passato - conclude -. Mi auguro che chi ha votato per il no abbia messo in conto il significato politico di questa azione che ha dato nuova storia a quel monumento. Si dovrà scrivere che questa maggioranza ha voluto tenere quella targa al 'suo posto'".