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“Nuovo nome al Pd? Meglio cambiare il gruppo dirigente”, a Trento c’è De Micheli, l’ex ministra in corsa per la Segreteria Dem: “Serve un cambiamento concreto”

TRENTO. La parlamentare Paola De Micheli è stata la prima a candidarsi per la corsa alla Segreteria del Partito Democratico. L’ex ministra delle infrastrutture e dei trasporti vanta una lunga esperienza in politica. Fin da giovane infatti è stata consigliera comunale nel suo paese per il Partito Popolare, un percorso iniziato a Pontenure in provincia di Piacenza. Dopo una parentesi come assessora nel comune di Piacenza dal 2008 siede in Parlamento dove ha ricoperto varie cariche fra qui quella al ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

De Micheli sarà a Trento (il 9 dicembre, alle 16e45 all’hotel Accademia vicolo Colico 4/6) per presentare il suo libro “Concretamente. Prima le persone” di fatto un’anticipazione di quella che sarà la sua mozione con le proposte per rilanciare il partito in vista del prossimo congresso. L’obiettivo? Ricostruire concretamente il partito, partendo da iscritti e militanti.

Nonostante la sua sia stata la prima candidatura ufficiale da alcuni viene descritta come “la terza incomodo” fra Bonaccini e Schlein, è così?

“Non ci sono solo due candidati. La mia candidatura viene da lontano ed è legata a una storia di militanza nel Pd, nella buona e nella cattiva sorte. Sono la vera novità, una donna giovane con esperienza. Nel libro ho fatto un’analisi radicale ma propongo un cambiamento concreto, parola che non a caso è diventata anche il titolo del mio libro”.

Cosa dobbiamo aspettarci da quest’opera?

“Nel libro c’è un po’ di storia personale che racconta cose di me che conoscono in pochi, poi c’è un’analisi degli ultimi 15-20 anni della Sinistra italiana nell’alveo delle Sinistre mondiali. Una Sinistra che si è fatta affascinare dal mercato e troppo spesso ha smesso di rappresentare chi non ha voce. La rinuncia a regolare dal Governo i meccanismi dell’economia e i processi di cambiamento alla fine ha aumentato molte delle disuguaglianze, le stesse che abbiamo cercato di affrontare con il Pnrr”.

Nel libro però si fa anche la proverbiale autocritica…

“Sì, c’è pure un’analisi puntuale degli errori recenti, come il ‘governismo’, cioè quell’idea sbagliata che pur rimanendo dentro a maggioranze spurie non saremmo stati danneggiati e che queste maggioranze hanno impedito l’attuazione di idee radicali. Successivamente nella seconda parte del libro ci sono le proposte per ripartire”.

Un esempio?

“È fondamentale riappropriarci del tema del lavoro. Sarà necessario riscrivere lo Statuto dei lavoratori riconoscendo il cambiamento per aumentare i diritti sociali. Un esempio concreto: il diritto ad avere pagata la malattia non può essere oggetto di contrattazione, deve diventare un diritto universale riconosciuto a tutti. Ad oggi questo diritto, come nel caso delle Partite Iva, proprio non esiste. Ovviamente poi vengono affrontati in maniera concreta anche altri temi come ambiente, fisco, infrastrutture ed Europa, di fatto sarà un’anticipazione della mozione che in vista del Congresso sarà ampliata”.

“Concretezza” è una parola che ritorna spesso, sia nel libro che nel suo discorso…

“Girando l’Italia ho avvertito da parte del nostro elettorato l’esigenza di concretezza, una forte esigenza per vedere che la Sinistra vuole cambiare concretamente la vita delle persone. A tal proposito mi permetto di essere un po’ polemica, nel percorso di avvicinamento al Congresso sto girando l’Italia per incontrare iscritti ed elettori, non parlo di politica solo sui social ma lo faccio con le persone. Dopo quello che è successo alle donne del Pd in questi ultimi anni la mia competitività in questo congresso è molto aumentata, rivendico il mio essere donna e militante che conosce ogni singola federazione e credo di avere le carte in regola per poter diventare segretaria nazionale del Partito Democratico. Un discussione che emerge poco sui media riguarda il valore della militanza ma fra gli iscritti e nei circoli invece se ne parla molto, per me è senza dubbio un valore. È proprio grazie a chi ha prestato il suo servizio gratuitamente che il Pd è ancora vivo e possiamo ancora permetterci di organizzare congressi”.

Ecco, a proposito di polemiche, c’è chi ha proposto di cambiare nome al Partito Democratico, lei è d’accordo?
“Apprezzo la provocazione del sindaco di Bologna ma penso che le persone si aspettino da noi un cambio del gruppo dirigente e della linea politica, oltre che di alcuni comportamenti individuali. Il tema del lavoro deve essere al centro del nostro agire e del nostro decidere collettivo e deve avvenire concretamente a prescindere dal nome che a me, comunque, continua a piacere così”.