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Nuovo sindaco, la gara del tirare a campare non fa bene a nessuno

Comunali 2023

Centrodestra e centrosinistra non hanno ancora deciso chi saranno i loro candidati alle prossime amministrative in città. È ora di darsi una mossa

“L'attesa di Fontanini è essa stessa Fontanini”. Se l’illuminista tedesco Gotthold Ephraim Lessing avesse osservato il comportamento del sindaco negli ultimi mesi non avrebbe storto il naso leggendo la parafrasi. A marzo si vota, mancano poco più di 150 giorni alle elezioni e il primo cittadino uscente non ha ancora espresso una posizione ufficiale su quale sarà il suo futuro e, di conseguenza, della città. Le ultime informazioni sul tema parlavano di una riserva sciolta alla fine della bella stagione. Poi, a complicare il tutto, ci sono stati il tonfo del governo Draghi e un infortunio alla caviglia che ha imposto il doveroso riposo al sindic. Si volevano attendere i risultati elettorali per valutare il da farsi, con la speranza che la Lega non sprofondasse al 7,81% grazie ai 3.527 voti raccolti. Alle comunali del 2018 furono 7.777, più del doppio. Il travaso di voti del Carroccio a favore di Fratelli d’Italia è evidente e la nuova forza leader del paese è legittimata ad avanzare pretese su palazzo D’Aronco. Lo farà? Attorno a Pieri tira un’aria poco rassicurante da parecchio, in larghe fette della maggioranza, all’interno della quale Fratelli d’Italia è ancora una componente residuale. Perché dovrebbe recitare il ruolo di tagliatore di teste il segretario regionale di FdI Walter Rizzetto quando, da tempo, desiderano farlo in tanti esponenti del centro destra cittadino (ne avevamo parlato qui)? Qualcuno, quindi, dovesse desiderare davvero di cambiare leader dello schieramento è bene che si spicci e prenda posizione, altrimenti il sindaco farà quello che gli riesce meglio, nonostante sappia bene che la sua posizione è tutt’altro che solida. Aspettare. Alternative a Fontanini? Per ora solo nomi da fantascienza. Fratelli d’Italia fece fatica a indicare un assessore al tempo della composizione della giunta (recuperando dal dimenticatoio Silvana Olivotto), figuriamoci un candidato che guidi la coalizione. 

Se Atene piange, Sparta non ride. O se ride lo fa in maniera isterica. Nel centro sinistra i dati elettorali rinfrancano. Piddì e gruppetti + Calendas mettono assieme un numero di preferenze maggiore rispetto ai competitor e la cosa, come affermato ieri dal consigliere comunale Giovanni Govetto, non sfugge a chi fa opposizione e preoccupa chi comanda. Questi timori andrebbero però quantificati da chi palesa ambizioni di riconquista della città. Scegliendo di fare a meno di scegliere (ancora) non agevola lo schieramento. La dicotomia è la solita: Alessandro Venanzi da una parte e Alberto Felice De Toni dall’altra. Chi dileggia il primo sostiene non abbia lo spessore adatto per occupare la posizione, chi invece non gradisce il secondo lo reputa un uomo troppo maturo per vivere l’avventura come un qualcosa che non sia più di un passatempo. Una richiesta: fate sapere in qualche modo, abbastanza celermente, ai vostri potenziali elettori perché si dovrebbe preferire l’uno o l’altro. Non porta molto bene, nel centro sinistra, delegittimare l’avversario. Se ne sono visti gli esiti anche pochi giorni fa. 

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