La Corte d'Assise di Brescia ha accolto la richiesta della pubblica accusa, condannando il giovane per l'omicidio e la distruzione del cadavere dello zio, svanito nel nulla nell'ottobre del 2015
Giacomo Bozzoli, nipote di Mario, l'imprenditore di Marcheno, svanito nel nulla l’8 ottobre del 2015, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio e la distruzione di cadavere dello zio. La corte d’Assise di Brescia ha accolto in pieno la richiesta della pubblica accusa e ha emesso la sentenza nella serata di ieri, venerdì 30 settembre dopo 10 ore di camera di consiglio.
In questi sette anni è stato detto (e scritto) di tutto, anche di un allontanamento volontario. La corte - al termine del processo di primo grado - ha accolto la ricostruzione dei pubblici ministeri Silvio Bonfigli e Marco Martani: in aula hanno sempre sostenuto che Mario Bozzoli fosse stato ucciso e bruciato nel forno della fonderia di Marcheno. Unico imputato: il nipote 36enne dell’imprenditore.
Mario Bozzoli sarebbe dunque stato ucciso poco dopo le 19 dell'8 ottobre 2015. Il responsabile dell'omicidio per la corte d’Assise è il nipote Giacomo che è stato condannato al massimo della pena. Il 36enne ha sempre negato ogni responsabilità: nella giornata di giovedì, in aula, il suo avvocato Luigi Frattini aveva ribadito con fermezza che andava assolto "perché il fatto non sussiste o perché non aveva commesso nessuno dei fatti contestati". Le sue argomentazioni e l’arringa finale, in cui chiedeva di mettere fine "alla sofferenza del povero Giacomo", non hanno convinto la corte, presieduta dal giudice Roberto Spanò.
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