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Pd, trattativa Bonaccini-Nardella. Lo Russo: "Più sindaci nel partito"

TRAVAGLI DEMOCRATICI

Il primo cittadino di Torino chiede "una direzione nazionale composta al 50% da amministratori locali" e spinge il "collega e amico" di Firenze tra le braccia del governatore emiliano. L'incontro tra le mummie dell'Egizio ospiti di Christillin

“Un partito dei sindaci? La declinerei così, più sindaci nel partito”. Quando il direttore del Museo Egizio Christian Greco si è spinto oltre la linea dell’allusione, Stefano Lo Russo non si è tirato indietro e così il congresso del Pd, che fino a quel momento era rimasto sullo sfondo, è diventato l’argomento di una breve quanto significativa digressione: “Io credo che se un candidato del Pd proponesse di inserire nella direzione nazionale il cinquanta per cento di sindaci e amministratori locali allora avrebbe il nostro sostegno” dice il primo cittadino di Torino. L’occasione è la presentazione del libro del collega “e amico” di Firenze Dario Nardella, La città universale, un volume in cui il ruolo del sindaco viene esaltato non solo per il lavoro quotidiano nel fare i conti con i problemi che affliggono ogni città, ma per quanto rappresentano: una sorta di avanguardia politica fondata su un sistema di valori “universali”, appunto, in grado di dare risposte concrete alle diseguaglianze sociali come al cambiamento climatico. “I sindaci devono essere più consapevoli della propria forza” chiosa Nardella. Non sta parlando del congresso, o forse sì. 

Chi ha sperato fino all’ultimo in una sua candidatura è rimasto deluso. Da Palazzo Vecchio, ormai, l’ex discepolo di Matteo Renzi guarda al candidato più renziano del Pd, Stefano Bonaccini. Secondo alcuni doveva essere il suo sfidante, probabilmente sarà il suo alleato più forte. Il capitano di quella squadra di sindaci che si sta coagulando attorno al governatore dell’Emilia-Romagna. E in questo senso vanno lette le parole di Lo Russo che sin dall’inizio si è proposto come pontiere tra Firenze e Bologna. Una parte importante del Pd subalpino è con il suo primo cittadino: dal senatore Mauro Laus, “presente in spirito” alla serata dell’Egizio, al vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle, in prima fila al dibattito e attovagliato assieme ai due sindaci nella successiva cena al ristorante Porto di Savona. Al suo fianco anche il capogruppo dem Raffaele Gallo e i colleghi Diego Sarno e Mimmo Rossi. Il primo nei giorni scorsi ha ricevuto anche la telefonata di Elly Schlein, con la quale a suo tempo aveva promosso #OccupyPd, ma oggi è “quasi sicuramente con Bonaccini”. Con ogni probabilità Schlein annuncerà domenica la sua candidatura, sostenuta da Dario Franceschini ma non da Piero Fassino che rompe il decennale sodalizio in Area Dem per sostenere il governatore emilianoromagnolo.

Da Torino a Firenze, passando per Bari dove anche il presidente dell’Anci Antonio Decaro, pur guardandosi bene dal pronunciare un endorsement, ha fatto più di un passo sulla via Emilia. E poi ci sono i sindaci dell’Emilia-Romagna, i primi a schierarsi: Katia Tarasconi di Piacenza, Jamil Sadegholvaad di Rimini, Luca Vecchi di Reggio Emilia, Michele De Pascale di Ravenna. E poi da Bergamo è arrivato l’appoggio di Giorgio Gori, da Brescia è della partita Emilio Del Bono, da Mantova Mattia Palazzi. Tra i colleghi che potrebbe portare in dote Nardella ci sono invece Gaetano Manfredi di Napoli (che pure ha delle perplessità sulla posizione di Bonaccini rispetto all’autonomia differenziata) e Matteo Lepore di Bologna, entrambi alla sua convention di Roma, domenica scorsa. A restare fuori c’è il primo cittadino di Pesaro Matteo Ricci, ancora convinto di poter correre in proprio, e il fatto che uno come Andrea Orlando lo stia prendendo sul serio dimostra quanto l’ex pluriministro sia disorientato di fronte a quanto gli sta accadendo intorno. Ora la scommessa è quanto conteranno questi sindaci nella squadra di Bonaccini: per Lo Russo, il pontiere, in direzione si fa fifty-fifty.

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