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Dal quarto trimestre del 2021 sono stati persi 28.000 posti di lavoro

La frase di oggi

"Giovane e rivoluzionario Nemmeno una contraddizione biologica". Salvador Allende

27 giugno 2022

Notizie d'Abruzzo

Considerando l'ultimo trimestre del 2021 e il primo trimestre del 2022, emergono dati preoccupanti sulla disoccupazione in Abruzzo. Secondo l'economista Sulmon Aldo Ronchi, il tasso di disoccupazione è aumentato complessivamente di 28.000 unità in questo periodo, soprattutto a causa della crisi del settore dei servizi (-17.000 unità) e degli alloggi (-11.000 unità). L'unico segmento in crescita è quello agricolo, che ha registrato una crescita occupazionale per 6.000 dipendenti. Il tasso di disoccupazione abruzzese è un dato preoccupante, in calo del 5,5% dallo 0,8% a livello nazionale, ed è al primo posto della classifica nazionale del tasso di disoccupazione. Il motivo, secondo l'economista Ronchi, è la scarsa propensione all'innovazione nella struttura dei tessuti altamente produttivi abruzzesi, caratterizzati dal proliferare delle piccole e medie imprese, che rappresentano il 96% del totale delle imprese. Le stesse disposizioni della Regione si sono rivelate inefficaci e riservano una minore attenzione ad alcuni aspetti del territorio. L'uso eccessivo del lavoro precario in Abruzzo è anche fonte di vulnerabilità nei sistemi produttivi, come evidenziato da Uiltemp Abruzzo, coalizione di lavoratori autonomi, atipici, precari e Iva. Secondo l'ILO, l'Abruzzo ha bisogno di prevenire forme di sfruttamento del lavoro per garantire che le persone vivano una vita giusta e giusta. Non è un caso che i giovani preferiscano cercare lavori alternativi nelle zone più ricche o all'estero, dove spesso risiedono stabilmente. I cali demografici registrati nel nostro territorio mostrano evidenti conseguenze negative. La popolazione degli Ables è passata da 1.281.012 del 31.12.20 a 1.275.984 del 30.09.21, registrando un calo di 5.028, ovvero il 40% della decrescita italiana. Inoltre, le prospettive per i prossimi mesi non sembrano ottimistiche. L'aumento dei prezzi dei beni di consumo e dei beni energetici contribuisce in misura crescente quest'anno al calo verticale della spesa delle famiglie residenti, il cui impatto negativo dovrebbe diminuire nel 2023.

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