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Perché il Terzo Polo è l’unico che affronta con competenza il tema energetico

Sono le ultime ore intense di una campagna elettorale che, nonostante i tempi ridotti, è stata complicata e tortuosa. E lo è stato soprattutto per chi ha voluto perdere intere giornate a parlare di bianco e nero, di fascisti e paladini dei diritti, alla ricerca di un posto al sole della nuova legislatura.

I Riformisti di Italia Viva e Azione hanno un’idea diversa. Ovvero porci un’unica domanda: quali sono i temi da porre ai cittadini? Cosa possiamo fare per il bene delle presenti e delle future generazioni?

Il tema energetico è indubbiamente al centro dell’agenda del Terzo Polo come lo è in questo momento sui taccuini di tanti partiti italiani, soprattutto in considerazione della crisi che stiamo affrontando. Ma come la pensano i riformisti? E perché questo ci distingue così enormemente da tutti gli altri?

Partiamo dai rigassificatori. Si tratta di impianti rilevanti che permettono di ricevere importanti volumi di gas naturale liquefatto (per produzione energia elettrica, termica, frigorifera o semplici processi industriali) nei porti italiani, e appunto rigassificare tale fluido riportandolo allo stato aeriforme, pronto all’uso.

Non mi addentro troppo nei tecnicismi – che peraltro sarebbero richiesti per approfondimento – ma questi impianti sono più che mai ora necessari per poter alimentare la produzione di energia durante la fase di transizione, pesando molto meno dalla fornitura aeriforme proveniente dalla Russia o da altri Paesi che oggi controllano tale mercato.

Non volere i rigassificatori addentrandosi in miopi discorsi dal profondo sentore ideologico, significa semplicemente non ragionare su ciò che serve realmente al nostro Paese, alla sua indipendenza dal mercato, e alle bollette salate che possono calare solo grazie a una maggiore autonomia nel recepimento dei combustibili necessari.

Passiamo ora ai termovalorizzatori. Qui il tema è ancora più incredibile. La sinistra ideologica e parte della destra conservatrice sente la necessità di chiamare i termovalorizzatori con un nome errato, ovvero inceneritori. L’inceneritore è un impianto che incenerisce i rifiuti e ne riduce i volumi che saranno poi stoccati in discariche. Punto.

Il termovalorizzatore è tutto un altro mondo. Si tratta infatti di un impianto che bruciando i rifiuti, peraltro “filtrando” i fumi esausti della combustione attraverso sistemi di catalisi che trattengono gran parte delle emissioni di CO e NOx, permette il recupero di calore ad alta temperatura (e per gli amanti dei tecnicismi, ad alta entalpia) che alimenta poi una turbina a vapore producendo, grazie al recupero termico, importanti quantità di energia elettrica.

Si tratta pertanto di un sistema che in un colpo solo svuoterebbe città come Roma dai rifiuti (ora, parte dei rifiuti “romani” vengono portati a nostre spese fino ai termovalorizzatori d’oltralpe, in particolare in Austria, un’assurdità!), li ridurrebbe enormemente di volume e produrrebbe energia elettrica senza necessità di ulteriore usi di combustibili fossili. Non ci sono altre possibilità: i riformisti dicono sì.

Una chiosa sul nucleare. Compito dei riformisti è immaginare soluzioni per l’immediato (rinnovabili+gas+efficienza energetica), senza tralasciare le prossime generazioni. E allora forse è tempo di reintrodurre, come succede già nella stragrande maggioranza dei paesi europei, l’energia elettrica prodotta da nucleare (zero emissioni di CO2 e sicurezza di terza generazione, quasi quarta, a livelli elevati) nel mix energetico italiano. Abbiamo 27 centrali nucleari entro i 200 chilometri da Milano, in territorio straniero, dite che ha così senso non averle nel nostro Paese con tutti i benefici al sistema energetico che esse genererebbero?

In una campagna basata sugli slogan e sulle alleanze sbilanciate e ideologiche alla ricerca di strapuntini, il Terzo Polo punta sui temi, fino all’ultima ora di campagna elettorale. Chi la pensa così sui temi energetici?