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Prezzi benzina e diesel: cosa farà il governo Meloni a febbraio o marzo

La strategia

Il ministro Salvini: "Sopra i due euro, interverremo". La possibile stangata sul diesel non c'è stata dopo l'embargo sui prodotti raffinati dalla Russia (per ora). L'accisa mobile è lo strumento più immediato a disposizione dell'esecutivo, ma non l'unico

"Se il prezzo torna a salire come la scorsa estate, sopra i due euro, interverremo. La scelta fin qui è stata se confermare il taglio delle accise o intervenire su bollette e stipendi. Abbiamo scelto la seconda cosa, di aiutare gli stipendi fino a 25mila euro, che quest'anno saranno rivalutati fino a 500 euro in più, e le pensioni minime". Parola del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, intervistato da Rtl 102.5. A cosa fa riferimento Salvini? Un possibile sconto sulle accise in futuro non è da escludere, ma il governo potrà anche fare affidamento al meccanismo dell'accisa mobile.

Prezzi benzina e diesel: cosa farà il governo Meloni nei prossimi mesi

Nonostante un forte rimbalzo delle quotazioni internazionali di benzina e soprattutto diesel, sulla rete carburanti italiana i prezzi per ora continuano a scendere. A muovere i prezzi raccomandati sono IP (-2 centesimi sul diesel) e Tamoil (-1 centesimo sulla benzina e -2 centesimi sul diesel). Recependo i tagli decisi in questi giorni, i prezzi praticati alla pompa risultano di conseguenza in calo, in particolare sul diesel. La possibile, ventilata stangata sul diesel non c'è stata per ora, e solo tra settimane o forse mesi potrebbero vedersi le conseguenze dell'embargo sui prodotti raffinati dalla Russia.

La decisione di non rinnovare, per adesso, il taglio delle accise da parte del governo Meloni ha fatto molto discutere. Le misure del governo Draghi, che hanno portato alla riduzione delle accise sui carburanti, ''sono state adottate quando il loro prezzo aveva superato i 2 euro al litro (toccando i 2,184 euro per la benzina) e si concludevano nel mese di novembre", ha spiegato il mese scorso il ministro Giancarlo Giorgetti.

Il governo monitorerà attentamente nel tempo la situazione dei livelli dei prezzi. "Si è stabilito che, in presenza di un aumento eventuale del prezzo del greggio e, quindi, del relativo incremento dell'Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato possa essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa", si leggeva nella nota del Consiglio dei ministri che aggiornava in tale direzione il decreto sul 'caro carburante'. Insomma, il taglio delle accise può tornare. Ma certezze non ce ne sono. La sensazione diffusa è che il momento decisivo arriverà ben dopo le elezioni regionali, perché solo a fine marzo gli aiuti per l'energia scadono e andranno eventualmente rifinanziati con decine e decine di miliardi.

L'accisa mobile se aumenta il prezzo della benzina

Il meccanismo dell'accisa mobile era già previsto nella finanziaria di quindici anni fa. Nel 2008, a fronte di un prezzo del petrolio triplicato in 18 mesi nel contesto della crisi finanziaria globale, la manovra di quell’anno stabilì che le accise sarebbero state "diminuite al fine di compensare le maggiori entrate Iva derivanti dalle variazioni del prezzo internazionale del petrolio greggio". 

La misura semplifica (ma soprattutto dovrebbe rendere immediato, nella sua applicazione) il meccanismo di sterilizzazione dei perversi effetti moltiplicatori degli aumenti del prezzo industriale dei carburanti sull'Iva, che insiste in percentuale fissa sulla sommatoria tra prezzo industriale e accisa. È un meccanismo rimasto finora inapplicato. Dopo 15 anni può tornare così quella che qualcuno ha definito "l'accisa mobile di Bersani". Lo strumento introdotto dal governo Prodi II a fronte di un aumento dei prezzi dei carburanti, e quindi del gettito Iva, riduce (di un pari importo) l'ammontare delle accise per limitare i rincari. Giorgetti in Senato, escludendo un intervento diretto sull'Iva sui carburanti, ha detto esplicitamente che "il governo potrà, invece, valutare una manutenzione e l’aggiornamento della disciplina introdotta dall’articolo 1, commi 290 e 291 della legge 244 del 2007”. Nei commi 290 e 291 della legge 24 dicembre 2007 n.244 (la legge finanziaria 2008) si stabilisce che con un decreto del Ministro dell’economia da adottare ogni tre mesi le accise sui carburanti "sono diminuite al fine di compensare le maggiori entrate dell’imposta sul valore aggiunto derivanti dalle variazioni del prezzo internazionale, espresso in euro, del petrolio greggio".

È l'accisa mobile, che scatta però solo se il prezzo "aumenta in misura pari o superiore, sulla media del periodo, a due punti percentuali rispetto esclusivamente al valore di riferimento, espresso in euro" indicato nel Def. Il provvedimento trovava origine nella "terza lenzuolata", il pacchetto di liberalizzazioni proposta da Pierluigi Bersani, allora ministro dello Sviluppo economico del governo Prodi II. Un meccanismo del genere era stato ipotizzato nel marzo scorso anche dal ministro dell'ambiente Roberto Cingolani tra le misure del decreto taglia-prezzi varato dal governo Draghi dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Non se ne fece poi nulla.

Aumento prezzi benzina: quando si attiva l'accisa mobile

L'accisa mobile è uno strumento che il governo potrà attivare, dunque In conclusione: se il prezzo del petrolio sale, lo Stato incassa più soldi dalle accise e può decidere (non sembra esserci in ogni caso un automatismo) di impiegare queste risorse "extra" per abbassare l'imposizione fiscale. Con l'aumento del carburante dunque l'accisa cala e il prezzo si ridimensiona in modo proporzionale per compensare gli incrementi determinati dalle fluttuazioni del costo del petrolio. Si tratta di una misura pensata per scongiurare rialzi troppo marcati e tenere sotto controllo i prezzi. Ma non aspettiamoci miracoli