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Qatargate: Panzeri parla. Cozzolino e Tarabella rischierebbero l’arresto

A Bruxelles, ora, lo chiamano ‘gola profonda’. Antonio Panzeri, a quanto si dice negli ambienti della giustizia belga, continuerebbe a muovere i fili del Qatargate e, dalla cella della prigione di Saint-Gilles, terrebbe in sospeso il destino di più di un politico, sia tra le fila degli arrestati che tra coloro che potrebbero presto finire nella rete del giudice istruttore Michael Claise.

Si sussurra che siano sotto osservazione due persone trascinate al centro dello scandalo che ha terremotato il Parlamento europeo sin dalle prime deposizioni di Panzeri, gli ex colleghi di partito Andrea Cozzolino e Marc Tarabella: per loro, ha fatto sapere il legale dell’ex eurodeputato di Articolo 1 ora pentito, “il rischio di arresto è significativo”.

Dichiarazioni che lascerebbero presagire nuove confessioni da parte del regista occulto della trama di corruzione, o se non altro la conferma di quanto già rivelato subito dopo la sua cattura. Accuse che colpiscono anche l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, in carcere sin dall’inizio, scatenando l’ira del suo legale greco, che le ha bollate come “false” e architettate da un “criminale” che ora si è pentito per guadagnarsi la grazia. La maxi-inchiesta avviata dagli 007 e resa pubblica a inizio dicembre con una retata di arresti in flagranza è ancora – come previsto dal sistema giudiziario belga – in pieno corso e il riserbo negli uffici della procura federale continua a essere ferreo.

Ma con la svolta improvvisa della scarcerazione senza condizioni di Niccolò Figà-Talamanca è emerso nitidamente il fermento delle attività investigative supportate dai colloqui di Panzeri, che già la settimana scorsa avevano portato alla liberazione della figlia Silvia e della moglie Maria Dolores Colleoni. Per il legale dell’ex sindacalista lombardo, “il rischio di arresto” per l’italiano Cozzolino e il belga Tarabella, ormai spogliati della loro immunità politica, “è significativo” e l’ipotesi è che i due vengano “convocati presto” per essere sentiti oppure per far scattare nuove indagini nei loro confronti.

Anticipazioni che i due legali dell’eurodeputato napoletano, Federico Conte e Dezio Ferraro, hanno subito rispedito al mittente, sottolineando di non lasciarsi “intimidire” da pronostici di questo tipo e tenendo dritta la barra sulla “estraneità ai fatti” del loro assistito, “nonostante un clima da caccia alle streghe alimentato ad arte per logorare e piegare chi, come Cozzolino, ha contestato pubblicamente le accuse e il contesto in cui si sono generate”.

Che Panzeri stia parlando lo pensa anche l’avvocato di Eva Kaili, che tornerà davanti alla Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles per il riesame della sua custodia cautelare – salvo cambiamenti di agenda dell’ultimo minuto al Palais de Justice – giovedì 16 febbraio. “Sono certo che abbia accusato falsamente” l’ex vicepresidente dell’Eurocamera, ha spiegato Michalis Dimitrakopoulos, definendo poi “un paradosso giuridico belga che i criminali che confessano e si pentono” come ha fatto Panzeri “vengano graziati e coloro che lottano per la loro innocenza siano in prigione, minando la presunzione di innocenza”.

Una presunzione di innocenza che Cozzolino e Tarabella, con il sostegno dei loro legali, da settimane cercano di difendere facendo un passo indietro dal loro gruppo politico, chiedendo la rinuncia delle guarentigie, e continuando a più riprese a dare piena disponibilità a parlare con gli inquirenti. Una richiesta che fin qui è rimasta lettera morta per l’eurodeputato dem, la cui posizione nelle parole di Panzeri – e nelle successive valutazioni degli inquirenti – è tuttavia diversa da quella del collega belga: per Cozzolino non vi sarebbe corruzione diretta con denaro contante, mentre Tarabella sarebbe accusato di aver ricevuto, a rate, una somma compresa tra 120mila e 140mila euro. Tutti elementi ancora da dimostrare, che il giudice Claise è chiamato a chiarire.

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Eva Kaili, Panzeri, qatargate