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Quanto ci costano i bonus edilizi

Superbonus, Ecobonus, Bonus casa: negli anni i bonus edilizi si sono moltiplicati, facendo lievitare la spesa dello Stato. Quanto sono costati? Il Superbonus è per distacco l'osservato speciale: i costi per le casse pubbliche sono andati fuori controllo, costringendo il governo a intervenire per mettere un freno agli interventi da finanziare, diventati insostenibili e stimati dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti in 2mila euro per ogni italiano. Alla luce delle ultime notizie, vediamo cosa dicono gli ultimi dati sui bonus edilizi per ristrutturare casa e quanto sono stati utili in rapporto al loro peso sulle casse dello Stato.

Il costo dei bonus edilizi

Nel tempo il costo dei bonus edilizi per la collettività è stato rivisto al rialzo, e di molto. Secondo gli ultimi dati presentati durante un'audizione nella Commissione Finanze e tesoro del Senato da Giovanni Spalletta, direttore generale del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell'Economia, la spesa per i bonus edilizi è arrivata a oltre 110 miliardi di euro, circa 37,7 miliardi di euro in più rispetto a quanto previsto.

Quanto sono costati i bonus edilizi, tra Superbonus, Ecobonus e bonus facciate

La stima rispetto alla tabella sopra è però da aggiornare, visto che nel frattempo i costi del Superbonus sono aumentati di altri 14 miliardi di euro. Quindi, possiamo dedurne che il costo totale dei bonus edilizi ha superato i 125 miliardi di euro.

I bonus edilizi non sono un'invenzione recente e nel tempo sono stati potenziati, accrescendo al contempo il loro peso sul sistema fiscale italiano. Dal 2007 sono inclusi anche gli interventi di efficientamento energetico, e in generale, dal 2008 al 2019 le detrazioni per interventi di questo tipo  sono aumentate da 2,6 miliardi a 9,2 miliardi di euro. Dal 2020, anno di introduzione del Superbonus, la spesa per questi interventi è ulteriormente cresciuta.

L'impatto del Superbonus è decisivo nello squillibrio creato dai bonus edilizi sui conti statali. Come spiega in un'audizione per la Commissione Finanze e tesoro del Senato Lilia Cavallari, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, aver posto l'intero costo degli interventi del Superbonus a carico dello Stato "senza introdurre elementi di selettività" ha generato una spesa nettamente superiore a quella per gli interventi di riqualificazione energetica agevolati in precedenza. Nel 2020 l'Ecobonus valeva 4,5 miliardi di euro, mentre il costo del Superbonus ha superato i 70 miliardi: e i costi non finiscono qui.S

Il Superbonus è una palla al piede dello Stato

Secondo gli ultimi dati disponibili dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), il Superbonus è costato alle casse dello Stato 75,3 miliardi di euro, dopo aver attivato oltre 53 miliardi di euro in investimenti spalmati su poco meno di 385mila cantieri. 

Quanto è costato il Superbonus: i dati Enea

Il Superbonus 110 per cento era stato introdotto a maggio 2020 dal governo Conte II con l'obbiettivo di ammodernare gli edifici migliorandone l'efficienza energetica tramite una serie di agevolazioni, detrazioni e rimborsi che avrebbero reso particolarmente invitanti gli interventi. Al contempo, però, i costi sono diventati insostenibili per lo Stato, a causa del meccanismo alla base del Superbonus.

Quanto è aumentato il costo del Superbonus: i dati

La dicitura "110 per cento" indica infatti che lo Stato non solo ha rimborsato per intero la spesa degli interventi, ma ha anche riconosciuto un 10 per cento in più. Oltremodo, il sistema di "cessione del credito" - che ha permesso ai proprietari di far partire i lavori "scaricando" su altri la spesa -, ha creato una bolla rischiosa per la finanza pubblica superando di molto il livello di spesa preventivato. 

La relazione tecnica del decreto Rilancio che ha introdotto il Bonus 110 per cento nel 2020 prevedeva infatti una spesa aggiuntiva per lo Stato di 3,5 miliardi di euro. Questa cifra è cresciuta a dismisura, fino all'ultima stima fatta da Banca d'Italia che a fine 2022 quantifica in circa 34 miliardi di euro le spese non previste per la finanza pubblica.

Il Superbonus è servito a qualcosa?

Dopo una spesa di questo tipo per i conti pubblici ci si chiede se il Superbonus sia servito a qualcosa. Lo scopo era quello di migliorare l'efficienza energetica degli edifici per ridurne consumi e impatto ambientale. Fin qui, però, l'effetto non è quello sperato in termini di costi-benefici della misura.

Secondo l'ultima analisi dell'Ufficio parlamentare di bilancio, l'impiego di "ingenti risorse" per il Superbonus ha comportato "sensibili effetti macroeconomici". Ad esempio, nell'ultimo biennio il settore delle costruzioni è cresciuto in misura marcata e più rispetto a quello degli altri Paesi europei, anche se "è opportuno considerare che l’edilizia è stata sospinta non soltanto dal comparto residenziale ma anche dalla componente non residenziale e dalle opere pubbliche", fa notare l'Upb.

L'impatto del Superbonus su Pil e settore delle costruzioni

Come si vede nella tabella, gli investimenti in abitazioni nei primi tre trimestri del 2022 sono cresciuti di quasi il 40 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019 e il comparto delle costruzioni ha registrato notevoli aumenti del valore aggiunto e dell’occupazione. Gli ultimi dati di contabilità nazionale, negli ultimi due anni il contributo alla crescita del Pil degli investimenti in costruzioni residenziali è stato di due punti percentuali. Secondo l'Upb è possibile ricostruire che metà del contributo sarebbe direttamente ascrivibile all'incentivo fiscale, ossia all’investimento in abitazioni aggiuntivo rispetto a quello che si sarebbe comunque effettuato in assenza dell'agevolazione.

In ogni caso, non è semplice analizzare l'impatto sull'economia italiana, anche a causa della congiuntura internazionale che ha influenzato i prezzi, tra pandemia e guerra in Ucraina. "Evidenze più robuste potrebbero essere ottenute integrando l'analisi con dati microeconomici relativi sia alle famiglie beneficiarie sia alle imprese che hanno realizzato i lavori, al momento non disponibili", la conclusione dell'Upb.

In termini di efficacia, i lavori conclusi entro la fine del 2022 dovrebbero determinare complessivamente, secondo le stime dell'Enea, un risparmio energetico minimo pari a 307 Kw/Mq, in media, un valore corrispondente con l'obiettivo previsto dal Pnrr e da realizzare entro il 2025 per gli edifici interessati. L'altra criticità riguarda l'equità dell'agevolazione. Il Superbonus non ha infatti avuto un limite di reddito e ha finito per essere usato da ricchi e meno ricchi: "La generosità delle agevolazioni verso i contribuenti più ricchi può risultare critica sul piano dell’efficienza dato che per questi contribuenti il 'peso morto'  - ossia le attività che verrebbero comunque realizzate anche in assenza di incentivo -  è plausibilmente maggiore", spiega l'Upb.

Ora la palla passa al governo Meloni che dovrà trovare una sintesi tra sostenibilità dei costi per le casse dello Stato e necessità di sostenere la transizione ecologica per gli edifici, anche alla luce degli sviluppi futuri sulla direttiva europea ormai famosa come "case green".

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