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Questa stanza non ha più pareti, ma avatar

Pensateci: finora la nostra vita online è stata piatta. Non «piatta» nel senso di «più noiosa», ma proprio bidimensionale. Tutto, dalle mail allo swipe di Tinder, dalle finestre Zoom alle storie di Chiara Ferragni, viene percepito attraverso uno schermo, e quello schermo è piatto come la pagina di un libro o un quadro in un museo. Ma adesso siamo arrivati a un salto evolutivo: il metaverso è Internet che acquista una terza dimensione. Prima, c’era Internet in cui siamo cresciuti, che era come una pagina; dopo, ci sarà il metaverso che sarà come una stanza. Soprattutto la stanza di un ufficio o dovunque svolgeremo i nostri lavori futuri. Andiamo, però, per gradi.

Il problema di concetti come «metaverso» è che abbiamo una familiarità con essi da tempo, ma non li abbiamo ancora sperimentati davvero. L’idea se l’era inventata nel 1992 uno scrittore americano, Neal Stephenson; oggi è la frontiera dell’innovazione digitale, quella che ha spinto Mark Zuckerberg a cambiare l’intera filosofia industriale di Facebook e Instagram (infatti ora l’azienda si chiama Meta), che ha attirato 120 miliardi di dollari in investimenti solo nei primi sei mesi del 2022 e che ha tutta l’aria di essere una rivoluzione tecnologica che in quindici anni passerà dal futurismo alla banalità. Oggi è come essere nel 2006 e leggere i primi articoli su queste startup universitarie e i loro «social network» dove ritrovare vecchi amici, mettere foto dei compleanni e scrivere i pensierini. 

Dimenticate i sinistri tentativi di Zuckerberg di trasformarsi in avatar, o le feste, i rave e le sfilate 
in «ambienti virtuali» ai quali assistiamo da un paio d’anni: sono manifestazioni «superficiali» del metaverso, che supera l’interazione con tastiera e schermo, e si sposta su visori 3D e realtà virtuale, per diventare abitabile e immersivo. L’Internet abitabile cambierà tutto, dal tempo libero alle relazioni, ma è sul mondo del lavoro che arriverà il primo impatto. Lo sostiene Matthew Ball
uno dei massimi esperti in materia e autore di uno dei più letti saggi sul tema, pubblicato in Italia da Garzanti (Metaverso - Cosa significa, chi lo controllerà e perché sta rivoluzionando le nostre vite). Ball è un tecnologo ma anche un antropologo delle vite future: ci spiega come saranno il mondo, l’economia e le relazioni al tempo del metaverso. Annunci immobiliari dentro cui camminare, riunioni di lavoro dove puoi sbattere i fogli per terra dalla rabbia. 

Immaginate una chiacchierata con i colleghi su una spiaggia, di prendere appunti mentre fluttuate in un’astronave o di teletrasportarvi dall’ufficio a Londra a una riunione a New York senza uscire di casa. È il mondo del lavoro nel metaverso». Queste parole non vengono da un blog di tecno-ottimisti, ma da Harvard Business Review. E ci aiutano a capire due cose: la prima è l’entusiasmo sognante che oggi circonda il metaverso. Sempre così quando una tecnologia è nuova, fatta di promesse e non ancora di minacce. La seconda è che il metaverso influenzerà il lavoro non tanto in termini di quali mestieri faremo, ma di come svolgeremo quelli che facciamo già. «Ragioniamo come faremmo con Internet», spiega Ball. «Chi lavora in modo diretto per Internet? Sviluppatori, ingegneri, social media manager. Però poi ci sono tutti gli altri, il cui lavoro passa attraverso Internet e che senza non potrebbe ormai esistere». 

«Oggi le persone da studiare per vedere leconomia di domani sono i videogiocatori le innovazioni prodotte nel mondo del...

«Oggi le persone da studiare per vedere l’economia di domani sono i videogiocatori, le innovazioni prodotte nel mondo del gaming diventano in poco tempo costumi e abitudini»

Stas Pylypets