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Reddito di cittadinanza addio. Ma come funzionano i nuovi sussidi?

Il Reddito di cittadinanza, l'ambiziosa misura sociale introdotta nel 2019, è al centro di un acceso dibattito dopo le recenti dichiarazioni di Pasquale Tridico, ex presidente dell'INPS e considerato il padre del reddito. Secondo Tridico, il reddito di cittadinanza era più efficace dei sussidi che lo sostituiranno, come l'Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro. Questa affermazione solleva un interrogativo fondamentale: cosa significa esattamente "efficacia"?

Se consideriamo l'efficacia in termini di copertura, Tridico ha ragione, poiché la riforma porterà a una significativa riduzione del sussidio per i cittadini bisognosi, come indicato nella relazione tecnica del governo. Tuttavia, se intendiamo l'efficacia come la capacità di rispondere adeguatamente alle specifiche esigenze delle persone coinvolte, è ancora prematuro trarre conclusioni definitive. Sarà necessario attendere e confrontare i risultati ottenuti dalla riforma Meloni con quelli del reddito di cittadinanza, già noti.

Passando all'analisi dei dati, consideriamo la diffusione del reddito di cittadinanza nel corso dei suoi quattro anni di esistenza. Nel primo anno, da aprile a dicembre 2019, circa 1,1 milioni di famiglie hanno beneficiato di questa misura, un numero che è gradualmente aumentato fino a raggiungere il picco di 1,7 milioni nel 2021, anche a causa della crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19. Successivamente, il numero è diminuito progressivamente, arrivando a 956.000 famiglie lo scorso aprile. Per trovare un livello simile, dobbiamo risalire a febbraio 2020, a seguito di una combinazione di ripresa economica e controlli più rigorosi. Inizialmente, i controlli venivano effettuati dopo l'assegnazione del sussidio e solo su un campione di casi. Solo con l'istituzione di convenzioni per lo scambio di dati tra diverse banche dati, i controlli sono stati inizialmente implementati, come richiesto dalla legge di Bilancio 2022 del governo Draghi, e ciò ha portato a un aumento delle richieste respinte. Successivamente, la legge di Bilancio 2023, la prima del governo Meloni, ha annunciato la fine del reddito di cittadinanza, che verrà sostituito, a partire dal 2024, dai nuovi strumenti previsti dalla riforma. L'effetto combinato dell'aumento dei controlli e dell'annuncio della riforma ha determinato un significativo rallentamento delle richieste, con una diminuzione del 24,5% nel primo quadrimestre di quest'anno, passando da 485.000 a 366.000.

È dal 2024 che ci saranno dei cambiamenti effettivi. Secondo la relazione tecnica, circa 436.000 famiglie, ovvero circa un terzo del totale, e 615.000 persone non saranno più coperte dal reddito di cittadinanza. Il governo stima che circa 322.000 persone, ossia circa la metà degli occupabili, riceveranno un Supporto per la formazione di 350 euro al mese, poiché parteciperanno a corsi di formazione o iniziative simili. Tuttavia, gli stessi esperti che hanno formulato queste previsioni ritengono, in privato, che queste stime siano ottimistiche. In ogni caso, il numero di occupabili diminuirà di anno in anno, poiché il Supporto non è una prestazione ripetibile. A partire dal 2027, il numero non supererà le 133.000 persone, secondo le stime del governo. Ciò significa che la maggior parte delle persone teoricamente occupabili dovrà cercare soluzioni alternative, come lavorare in nero, fare affidamento su espedienti o ricevere aiuto dalla Chiesa e da associazioni di volontariato. Gli oppositori della riforma sostengono che ciò rappresenti un significativo abbandono da parte dello Stato nel proteggere una parte della popolazione povera, che viene punita per il semplice fatto di non lavorare, nonostante non sia sempre dipendente da loro. Questa posizione contrasta con le recenti raccomandazioni della Commissione Europea a tutti gli Stati membri di adottare strumenti universali per contrastare la povertà. Allo stesso tempo, i sostenitori delle misure restrittive ritengono, anche se non lo dichiarano esplicitamente, che queste persone povere spesso lavorino, ma in nero, e che abbiano accumulato queste entrate insieme al reddito di cittadinanza.

La riforma si trova di fronte a due sfide principali. Da un lato, deve fornire un sostegno migliore, se possibile, rispetto al reddito di cittadinanza, alle famiglie in povertà assoluta che non hanno prospettive di lavoro (stimato a 773.000 nel 2024, secondo la relazione tecnica). D'altra parte, deve aiutare i nuclei familiari che possono entrare nel mercato del lavoro a trovare un'occupazione, un obiettivo che il reddito di cittadinanza ha essenzialmente fallito.

Anche se la riforma avesse successo su entrambi i fronti, ci sono alcune incongruenze che gli esperti sottolineano e che richiedono correzioni e che derivano dalla distinzione un po' grossolana tra le due categorie di beneficiari, basata sull'età, sulle condizioni di salute e sulle responsabilità familiari. Prendiamo ad esempio una famiglia povera composta da un 18enne e un 61enne (figlio e genitore che convivono): rientrerebbe tra i nuclei non occupabili (a causa della presenza di un over 60) e avrebbe quindi diritto all'Assegno di inclusione, sostanzialmente simile al reddito di cittadinanza. D'altra parte, un'altra famiglia, ugualmente povera ma composta da un 18enne e un 59enne, avrebbe accesso solo al Supporto per la formazione e il lavoro, ossia un assegno di 350 euro (rispetto ai 500 dell'AdI) e solo per la durata del corso di formazione o attività simili, al massimo per 12 mesi (rispetto ai 18 mesi dell'AdI, rinnovabili). Un altro esempio: un adulto single povero non può accedere all'AdI in quanto teoricamente rientra nella categoria degli occupabili, ma lo stesso adulto potrebbe avervi accesso se avesse un figlio.

Nel contesto delle nuove misure, emerge una riflessione interessante sul fatto che oltre 400.000 persone non abbiano richiesto il reddito. Questo potrebbe suggerire che le nuove regole abbiano escluso coloro che cercavano di trarre vantaggio in modo non legittimo dal sistema, lasciando intendere che i cosiddetti "furbetti" siano stati esclusi.