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Risolto il più vecchio dei cold case: un bambino ucciso nel 1957 ora ha un nome

Era uno dei cold case, i casi irrisolti, più vecchi. Ora, almeno parte della storia è venuta alla luce. La vicenda risale al 1957 e ha al centro un bambino di 4 anni il cui corpo venne trovato in una scatola a Philadelphia e mai finora identificato. Quel bambino ha adesso un nome: si tratta di Joseph Augustus Zarelli, nato il 13 gennaio 1953. La svolta è arrivata grazie al lavoro di investigazione e soprattutto all'analisi del Dna, visto che molti dati di americani sono raccolti da banche che lavorano per ricercare le origini delle persone che eseguono il test.

Il corpo di un bambino senza vestiti venne trovato il 25 febbraio del 1957. Era avvolto in una coperta dentro una scatola di cartone. Aveva segni definiti sia recenti sia passati dal commissario di polizia Danielle Outlaw. Nessuno denunciò la scomparsa di un bimbo e questo rese ancora più complicate le indagini.

«Per sessantacinque anni, la storia del "bambino americano senza nome" ha perseguitato questa comunità, il dipartimento di polizia di Philadelphia, la nostra nazione e il mondo», ha detto Danielle Outlaw, «nonostante l'identità di Joseph Augustus Zarelli sia stata rubata, questo bambino non è mai stato dimenticato».

Già al momento del ritrovamento, da parte di uno studente, era chiaro che il bambino aveva sperimentatori orrori e violenze, era stato picchiato, aveva contusioni, ferite ed emorragie. Era morto da un paio di giorni e chiaramente malnutrito. Non si riuscì però allora ad arrivare ad altro nell'identificazione della vittima, ma anche nella scoperta dell'assassino. I primi passi sono stati fatti nel 2019 quando una corte ha permesso la riesumazione del corpo per fare analisi con i più moderni metodi del Dna. Questi esami hanno permesso di risalire ai genitori che sono morti e a fratelli che sono invece ancora vivi. I loro nomi non sono stati resi noti per rispettare la loro privacy.

Resta il mistero sull'assassino. Vicino al corpo è stato trovato un cappello di velluto a coste che è stato riconosciuto dalla proprietaria di negozio della zona. Non si è mai risaliti alla persona che lo indossava. Lo stesso per la scatola in cui era il cadavere. «Abbiamo sospetti sul possibile responsabile, ma non sarebbe utile rivelarlo ora che le indagini sono ancora aperte», spiegano gli investigatori.

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