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Russia, la rivolta delle 500 reclute: «Trattati come bestie» - Il video

Il video riprende un gruppo di uomini infreddoliti. Passamontagna, sigaretta e fucile in mano, sotto un cielo di piombo, in uniforme davanti a un treno delle ferrovie russe. «Ci troviamo nella regione di Belgorod – racconta una voce fuori campo – siamo 500, armati. Ma non ci hanno assegnati da nessuna parte. Abbiamo trascorso una settimana trattati come bestie, assolutamente come bestie…». Senza alcun sostegno finanziario, dormendo all'aperto: «E ora – aggiunge una seconda voce mentre altri assentono – non si sa chi, dove, dove andiamo, a che reparto saremo assegnati. Non serviamo a nessuno».

Un uomo si avvicina e mostra un vecchio caricatore: «Ci hanno messo in mano delle armi, ma non sono registrate. Mangiamo quello che ci compriamo noi, abbiamo speso un sacco di soldi solo per il cibo. Per non parlare delle munizioni, o del giubbotto antiproiettile». In un canale Telegram, le mogli di alcuni parlano di conti da 2.500 dollari, per comprare l'equipaggiamento necessario. Aggiungono tamponi e assorbenti igienici, per fermare il sangue in caso di ferite o per lenire le piaghe.

Condizioni inadeguate

Da quando il 21 settembre il Cremlino ha ordinato la mobilitazione parziale per rinforzare le truppe in difficoltà sul fronte ucraino, tutta l'attenzione è andata sulla fuga oltre confine di decine di migliaia di russi, ormai più numerosi dei 300.000 uomini che il ministero della Difesa si è proposto di arruolare. Nello stesso tempo, le autorità sono state costrette ad ammettere gli errori compiuti nella caccia indiscriminata a riservisti e nuove reclute, con le regioni più lontane, le etnie meno influenti e le fasce sociali più povere costrette a dare il contributo più pesante. Ma ora le testimonianze che arrivano da località come Belgorod – a pochi km dal confine ucraino – sono la prova più drammatica delle condizioni inadeguate in cui si trovano i nuovi soldati che dovrebbero aiutare Mosca a riprendere l'iniziativa in guerra.

Sulla scia del primo video, diffuso in rete dai giornalisti investigativi del progetto The Insider, ne sono apparsi altri. «Noi non andiamo da nessuna parte, scioperiamo. Che vadano tutti a… – avverte un soldato -. Ci aspettiamo aiuto da voi, autorità. Abbiamo vissuto per strada, e al secondo giorno già il 90% delle persone che si trovano qui si sono ammalate di Covid».

Il dibattito degli analisti militari

La rivolta delle reclute incendia il dibattito degli analisti militari russi. Alcuni sospettano che il video sia una provocazione per screditare i generali al comando in Ucraina, che sia opera dei miliziani di Wagner e del loro capo, Evghenij Prigozhin, ormai in aperto contrasto con il ministro della Difesa Serghej Shoigu per la condotta fallimentare della guerra. Ma testimonianze simili a queste si moltiplicano: e secondo l'Istituto americano per gli Studi di guerra, Vladimir Putin si starebbe preparando a chiedere la testa di Shoigu, capro espiatorio sia per il modo in cui è stata organizzata questa chiamata alle armi sia, soprattutto, per le sconfitte che i russi stanno registrando in Donbass e sul fronte di Kherson, a Sud.