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Salvini, attacco all’Ue: “Timmermans? Da ricovero coatto. Il successo del Btp dimostra che il Mes non serve”

MANDURIA. Oggi è il gran giorno di Matteo Salvini, alla masseria di Manduria. E apre da qui una battaglia durissima contro la commissione europea, quella figlia del modello Ursula che lo vede sulle barricate. Si parla di energie rinnovabili. Il ministro insiste nella sua posizione, di un mix tra eolico, solare, e nucleare. Ma il nodo è il full electric che Salvini non accetta.

«Mi auguro che l'ideologia alla Timmermans, cioé l'euro 7, sia una follia assolutamente da archiviare. Se mi dici che dal 2035 non posso più mettere sul mercato modelli di auto a combustione interna, obblighi le aziende a fare un passaggio prima del 2035 passando dall'euro 6 all'euro 7, è una roba da ricovero coatto. Prima mandiamo in archivio l’euro 7 e poi nel 2026 in Europa ci sarà il check sulle scelte integraliste fatte da questa commissione. Così come sulla casa. Dire: dal 2035 o elettrico o niente, è qualcosa che probabilmente conviene a qualcuno. Ho visto i dati sullo scambio Germania-Cina. Esportazioni dalla Germania verso la Cina: -23%. Importazioni dalla Cina alla Germania, +28%. Questa è una mia riflessione: come c'è stato un Qatar-gate, nessuno mi toglie l'idea che non ci possa essere un Cina-gate, perché alcune scelte o sono figlie di ignoranza o di convenienza. Tertium non è dato».

Il salva-Stati

Il tema del giorno è il rapporto con l’Europa, dunque, che Salvini continua ad avversare. Anche sul Mes, ad esempio, il leghista è per la linea dura. Fosse per lui, il Mes si potrebbe cancellare in quanto l’Italia può fare affidamento sul popolo dei Btp: «L'emissione dei buoni Valore - dice - segna un record nel pubblico risparmio. Centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori hanno investito 18 miliardi di euro in quattro giorni con un duplice vantaggio. Ovviamente i buoni del tesoro non sono di destra o di sinistra. Sono un indice della fiducia degli italiani. Ritengo che dobbiamo fidarci del nostro Paese, delle nostre imprese e dei nostri cittadini. senza percorrere avventure che non sappiamo dove ci porta».

Bruno Vespa lo incalza: allora il Mes non lo ratificherete mai?

«Mai – ridacchia Salvini - è un avverbio che ho imparato a usare il meno possibile. Secondo me non è utile, non è conveniente, non è vantaggioso, non è la strada migliore per l'Europa. In questo momento sicuramente c'è la revisione delle norme relative al Patto di stabilità. Vanno ridiscussi a prescindere dal Mes perché non si può ritornare alla pre-pandemia e all'austerity come se nulla fosse successo, perché c'è ancora una guerra in corso. Però non li metto sullo stesso tavolo. Cioè non rivedi il Patto di stabilità come piace a me e io in cambio ti firmo il Mes, uno strumento in cui non credo».

E poi si plana sul fatidico Ponte di Messina. A Salvini si illuminano gli occhi. «Dico ai no ideologici. Sul ponte siamo già arrivati lavorando giorno e notte, fra mille difficoltà ostacoli e perplessità, al decreto e alla società. Questa è stata la settimana in cui sono stati nominati i vertici sociali della società Stretto di Messina; oggi mentre noi siamo qua, stanno lavorando per riaggiornare il progetto che è di qualche anno fa».

Sì, ma quando si comincia? «Nel cronoprogramma che mi sono dato informale e riservato, se ci sarà l'accordo di programma con le Regioni, nella legge di bilancio in autunno ci saranno gli stanziamenti. Eh, ci sono state tante polemiche in Aula e sui giornali: basta sapere, da che mondo e mondo, gli stanziamenti sono nella legge di bilancio, non nei decreti. Quindi a ottobre ci saranno tutti i denari pubblici necessari, e dico pubblici perché in una seconda battuta mi piacerà che si possa anche andare a chiedere un apporto privato. Comunque, il mio cronoprogramma prevede che in estate, forse già a fine primavera, saranno aperti i cantieri».

E con l’occasione il ministro risponde anche a chi lo critica perché vuole creare una costosissima cattedrale nel deserto. «Verissimo, il ponte da solo non risolve niente. Sarebbe una straordinaria opera di ingegneria e di genio italiano, ma strutturalmente non risolve niente… Però adesso sono in lavorazione cantieri, fra strade e ferrovie, per 28 miliardi in Sicilia e in Calabria. L'argomento “fa il ponte e non ho le strade e le ferrovie adesso non regge più”. Anzi, adesso è vero il contrario. Stiamo investendo 11 miliardi per velocizzare i treni fra Palermo Catania e Messina; altrettanti per Salerno-Reggio Calabria. La progettazione è in corso. Quindi noi staremmo investendo decine di miliardi per arrivare velocemente in treno a Messina e a Reggio, e poi abbiamo quella cesura in base alla quale il treno viene fermato, spezzato, messo sul traghetto in coda, e va dall'altra parte, lo rimonto, e riparte dopo due ore? Solo una persona di scarso buon senso investe decine di miliardi per l'alta velocità con un buco in mezzo».