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Salvini è un "peso", pure per la Lega

Il Consiglio federale chiede un dicastero importante per il suo leader. Dietro l'apparente concordia si cerca il modo meno traumatico per sbarazzarsi di lui alla guida del partito. Il problema è che Capitan Fracassa è diventato ingombrante (e imbarazzante)

“Bocche cucite”. Questo è l’ordine di scuderia impartito dal Capitano alle proprie truppe. Le foto e le dichiarazioni di rito cercano di nascondere quello che è sotto gli occhi di tutti: la leadership di Matteo Salvini è in bilico. Formalmente il Consiglio federale della Lega si è svolto in un clima tranquillo e nessuno ha chiesto le sue dimissioni. Per ora. Le parole di Roberto Maroni e di Umberto Bossi lasciano, però, intendere che i leghisti della prima ora stanno già pensando al dopo-Salvini.

I governatori, questo pomeriggio, hanno ottenuto l’avvio dei congressi provinciali, ma a un certo punto la riunione ha subìto uno stop. “Hanno dovuto fare una foto forzosa per dire che andavano tutti d’accordo”, ma la realtà è ben diversa. I presidenti vorrebbero un cambio di linea politica, affidato alle mani sapienti ed esperte del collega Massimiliano Fedriga che alle spalle ha un’esperienza “romana” da capogruppo dei deputati leghisti dal 2014 al 2019. Il suo antagonista, come ha già raccontato lo Spiffero, potrebbe essere il piemontese Riccardo Molinari, pretoriano di Salvini e successore di Fedriga alla guida della pattuglia del Carroccio alla Camera.

È ancora presto, però, per parlare di un eventuale Congresso perché “Matteo non ne vuol sapere di mollare”, riferiscono fonti interne. Salvini, però, è diventato un problema, dentro e fuori dalla Lega. Per questo vellicare le ambizioni del Capo potrebbe rivelarsi alla fine una buona strategia per sostituirlo alla guida del partito. Il problema è che lui pretende un “ministero di peso”. Già, ma quale? L’Interno è il suo chiodo fisso. Non prende in minima considerazione collocazioni alternative. “Ha già ricoperto quel ruolo e, di certo, non chiederebbe né vorrebbe mai andare agli Esteri o alla Difesa”, spiegano alcuni insider di Via Bellerio. È impensabile, oltretutto, che il Quirinale possa mai assecondare ipotesi di questo tipo.

Insomma, a ben vedere il vero obiettivo non è tanto quale ministero affidare a Salvini, ma come “sbarazzarsi” di lui. È chiaro che il Capitano non lascerà mai la poltrona da segretario prima della formazione del governo, ossia prima di aver contrattato con Giorgia Meloni il famoso “ministero di peso”. Un dicastero che fungerebbe da “buonuscita” prima del passo indietro come leader di partito. I fedelissimi sperano ancora che queste dimissioni non arrivino mai e sono convinti che non vi sia una vera alternativa a Salvini dato che Fedriga e Luca Zaia dicono di voler restare dove sono. Il successore di Salvini, infatti, chiunque sarà, avrà in eredità un partito che è in forte crisi e totalmente da ricostruire. “Tutti parlano, ma poi chi si vuol prendere questa gravosa responsabilità?”. Un interrogativo a cui finora nessuno è in grado di dare una risposta convincente.