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Sanità, i sindacati: "Se andiamo avanti così affondiamo si rischia una deriva irreversibile. Disposti a tonare alle 38 ore da contratto, bloccando sale operatorie"

TRENTO. "Se andiamo avanti così affondiamo: stiamo cercando di reagire a una deriva che rischia di divenire irreversibile per la tenuta della sanità pubblica trentina. Qui non si può parlare solo di numeri ma di qualità dei servizi: con i vertici e dalla Provincia abbiamo solo trovato un muro di gomma". Sono parole dure, ma purtroppo non nuove, quelle pronunciate oggi (30 novembre) in conferenza stampa all'Auditorium dell’Ospedale S. Chiara di Trento, da tutte le sigle sindacali della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria Aaroi Emac, Anaao Assomed, Cimo-Fesmed (Anpo, Ascoti, Cimo, Cimop E Fesmed), Fials Medici, Fp Cgil, Fassid, Fvm e Uil Dirigenza medica. Tutti compatti su un unico fronte, con l'obiettivo di "preservare e difendere il sistema sanitario pubblico e la salute dei pazienti".

La conferenza conclude il ciclo di incontri delle numerose assemblee sindacali organizzate nelle ultime settimane nei territori in tutta la provincia, "che hanno registrato una sempre maggiore e agguerrita partecipazione, dove emerge con forza la preoccupazione di tutti i dirigenti dell’azienda sanitaria", proseguono i rappresentanti dei sindacati, che ci tengono a precisare "siamo medici prima di tutto".

"Attualmente sempre più dirigenti abbandonano l’Apss per rifugiarsi in Aziende sanitarie - aggiungono - dove la regola è il rispetto della persona, dell’orario di lavoro, della turnistica e del contratto di lavoro. È imbarazzante che la politica non registri questo stato di sofferenza e continui a non dare risposte adeguate, che i dirigenti medici, sanitari e veterinari non intendono più aspettare passivamente".

I sindacati sono pronti a ricorrere a ogni forma di protesta per portare in piazza tutto il disappunto per questa situazione intollerabile. "Se non verremo ascoltati saremo purtroppo disposti a intraprendere azioni più serie, come tornare alle nostre 38 ore previste da contratto. Questo significa che bloccheremo per esempio le sale operatorie, allungheremo le liste d'attesa e le visite ambulatoriali. La mancanza di personale e il continuo turnover è un insulto alla qualità della prestazione offerta al cittadino".

Una situazione che ormai perdura da moltissimo tempo, ma che ancora non sembra aver trovato una soluzione se non quella di ricorrere sempre di più ai "gettonisti", liberi professionisti assoldati dal sistema pubblico per coprire i "buchi" nella turnistica e quindi sopperire alla carenza di personale. "Non sono la risposta giusta - sottolinea Giorgio Temporin, coordinatore provinciale Fassid e Fvm - anzi, non essendo inseriti in un'equipe lavorano in maniera singola e scoordinata, è un continuo passaggio da uno specialista a un altro. Stiamo deviando risorse verso il privato".

A livello normativo e giuridico, "il contratto vigente è scaduto da ormai 16 anni - dice Temporin -, non è più migliorativo rispetto a quello nazionale ed è anacronistico. Soltanto dal 2015 è ripresa una contrattazione, ma dal quel momento abbiamo formato solo un unico 'accordo stralcio' provvisorio per il triennio 2016-2018, in attesa del contratto nazionale".

Nel 2020 poi l'arrivo della pandemia ha stravolto tutto: "Soltanto verso la fine del 2021 - aggiunge - abbiamo avuto possibilità di tirare il fiato e abbiamo scritto al presidente Fugatti e all'assessora Segnana, poi al presidente di Apran per avviare la trattativa per la chiusura del contratto 2016-2018, secondo gli accordi. A queste richieste ci siamo scontrati con un muro di gomma e un silenzio assordante. Ma 'pacta sunt servanda' (dal latino: i patti devono essere rispettati ndr)". Il contratto non sarebbe una soluzione, "ma almeno un primo passo per riuscire a mantenere chi è qui - conclude il coordinatore di Fassid e Fvm -. La qualità della prestazione non è fatta solo dal numero di teste ma da professionisti formati che mettono le loro competenze".

Soltanto un mese fa circa l'assessora Segnana dichiarava "difficile comprendere le richieste di riaprire una trattativa ormai chiusa per il 2016-2018", accusando che "al momento opportuno non erano state minimamente avanzate e adesso le richieste rischiano non solo di creare difficoltà immotivate al sistema - che già si trova ad affrontare un periodo difficile - ma di impedire che i fondi già stanziati per il triennio 2019-2021". A questo risponde Marco Scillieri, segretario provinciale di Anaao Assomed: "Nel 2020 ci siamo trovati impegnati su tutt'altri fronti, dando priorità alla pandemia da Covid e non ai contratti. Siamo stati in completa emergenza per due anni. Ricordiamo alla provincia che non è solo un problema di soldi, ma che la sanità la fanno i professionisti prima di tutto".

Se la situazione non dovesse cambiare, conclude Sonia Brugnara, segretaria provinciale Cimo-Fesmed, "ci sentiamo noi in dovere di salvare il sistema sanitario provinciale da possibili fughe di colleghi verso altre regioni. Se non ci pensiamo noi non ci pensa nessuno".