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Sanremo 2023: Duemilaminuti di Mara Sattei è sull'amore tossico

Mara Sattei, interprete dalle collaborazioni prestigiose e dalle milioni di visualizzazioni su YouTube e su Spotify, debutta a Sanremo. Una consacrazione per la giovane cantante laziale, sorella maggiore del produttore musicale thasup, enfant prodige della scena rap italiana, sulla scena musicale da molti anni ormai: ne sono passati dieci esatti ormai da quando partecipò al serale di Amici di Maria De Filippi e quattro dacché ha iniziato a comporre musica con lo pseudonimo di Mara Sattei (il suo vero nome all’anagrafe è infatti Sara Mattei). 

In questi ultimi anni, tante le collaborazioni: da Carl Brave a Gazzelle, fino a Fedez e alla loro recente hit estiva, insieme a Tananai, dal titolo La dolce vita. 

Ora è arrivato il momento di volare da sola, ma in buonissima compagnia: al festival di Sanremo porta Duemilaminuti, un brano scritto da Damiano David, frontman dei Måneskin, di cui ha composto anche la musica, insieme a thasup ed Enrico Brun

Un brano tutt’altro che spensierato, però, quello che canta Mara: parla di un amore tossico, in cui la protagonista si immola per cercare di salvare la persona amata, e in cambio riceve manipolazione psicologica e lividi. Alla fine, lui scappa e a lei non rimane nulla, nemmeno la voce. Ma forse è proprio da lì che la protagonista può ripartire. 

Abbiamo cercato di analizzare insieme al dottor Matteo Merigo, psicologo, psicoterapeuta, sessuologo clinico e consulente di coppia, la situazione descritta nella canzone, cercando di ricavarne dei consigli per chiunque stesse attraversandone una simile. Ecco cosa abbiamo imparato. 

Duemilaminuti, Mara Sattei 

Ti chiamerei anche se non prende
Ti cercherei dove non si vede
Dovesse rimanermi niente
Non importa se fa male
A piedi scalzi sulla neve
Non ho paura di cadere
Pensavo di poter guarire il tuo cuore da tutte le voci che senti
Però il risultato non cambia nemmeno se cambi gli addendi
Pensavo di poter usare la voce ma dentro di me ora la voce non c’è
Ed ho usato duemila minuti per capire di me in fondo cosa pensi
Ho trovato solo la rabbia forse siamo troppo diversi
Ho capito che non era amore ma soltanto un gioco che avevi creato per me
E dimmi se c’è stato amore tra quelle parole
E poi dammi duemila minuti anzi duemila ore
Tu che senza volerlo mi hai insegnato a respirare
Poi sei scappato ed hai rubato tutta la mia voce
Tutta la mia voce
Io mi ricordo quando ritornavi a casa stanco
E sotterravi i tuoi problemi dentro fiumi d’alcool
E ogni volta mi dicevi che la colpa era la mia
Non ti importava di distruggere i nostri momenti
Lividi sopra il mio corpo erano solo i segni
Che quel male che ti porti non andrà più via
Pensavo di poter guardare le cose da un punto di vista diverso
Però il tuo riflesso non cambia
Non entri mai nel mio universo
Pensavo di poter usare la voce ma dentro di me ora la voce non c’è
Ed ho usato duemila minuti per capire che in fondo tu eri diverso
Cercassi nel buio le ombre
O l’aria nel mare blu intenso
Ho capito che non era amore ma soltanto un posto che avevi creato per me
E dimmi se c’è stato amore tra quelle parole
E poi dammi duemila minuti anzi duemila ore
Tu che senza volerlo mi hai insegnato a respirare
Poi sei scappato ed hai rubato tutta la mia voce
Tutta la mia voce
Ma dimmi se c’è stato amore tra quelle parole (tra quelle parole)
E poi dammi duemila minuti anzi duemila ore (anzi duemila ore)
Tu che senza volerlo mi hai insegnato a respirare
Poi sei scappato ed hai rubato tutta la mia voce
Tutta la mia voce 

Leggendo di primo acchito il testo, in che tipo di relazione tossica sembra essere incappata la protagonista?
«Di primo acchito, ravviso una relazione tossica di breve durata: due persone che si sono conosciute, un grandissimo coinvolgimento, ma poi subito un distacco. Intuisco anche un accenno di love bombing, cioè un voler entrare l’uno nella vita dell’altra, un voler “bombardare” l’altro con parole ricche di promesse in apparenza, ma cui poi non c’è stato seguito». 

Nelle prime righe, la protagonista sembra disposta a tutto per amore: è tipico delle relazioni tossiche? Fare di tutto per amore non è sbagliato a priori: quando diventa sano?
«Fare tutto per amore non è sbagliato, se all’interno di una relazione costruttiva, dove c’è reciprocità. In questo tipo di situazione, sembra quasi che la protagonista si sia totalmente immersa in una relazione amorosa molto intensa, in cui forse era presa solo lei, al punto da soffrire moltissimo alla chiusura della stessa. Ecco che sorge il problema: a volte le persone, uomini e donne, entrano nelle relazioni, concedendosi completamente. Questo, se non è reciproco, porta a una enorme frantumazione, una caduta in pezzi, nel momento in cui la relazione finisce».