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Scontro sindacati trentini della sanità-Pat, Fugatti: ''Sulla mobilità abbiamo richieste opposte dai medici: c'è la volontà di spostarsi nelle valli''

TRENTO. "C'è la richiesta dei medici di potersi spostare dai centri più grandi a quelli più piccoli". A dirlo è il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, a margine della presentazione del nuovo ospedale di Cavalese con piazza Dante che ha deliberato l'interesse pubblico sulla proposta dalla Mak Costruzioni (Qui articolo). "E' un tema importante per mantenere i servizi sul territorio".

C'è tensione tra sindacati e Provincia. La sanità pubblica trentina è allo stremo, spiegano le parti sociali della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria: "Imbarazzante che la politica non registri questo stato di sofferenza e non dia risposte adeguate. Contratto vigente? Scaduto ormai da 16 anni e anacronistico".

La componente medica ha chiesto una programmazione e una pianificazione sulle prossime azioni e per rilanciare un settore in difficoltà e sotto pressione. Questioni che non sono solo contrattuali, il campo è largo tra mobilità, ordini di servizi, orari e turni. Un forte malessere che le sigle sindacali hanno portato all'attenzione con una conferenza stampa (Qui articolo).

"Ci sono circa 12 milioni di euro, di cui 7,2 milioni sono già stanziati e altri 5 milioni pronti a essere messi sul tavolo per la chiusura dell'accordo 2016/18 entro la fine dell'anno e per avviare la discussione sul triennio 2019/2021 per arrivare alla conclusione del percorso tra aprile e maggio del 2023 e in anticipo rispetto a quello nazionale", commenta Giancarlo Ruscittidirigente generale di dipartimento Dipartimento salute e politiche sociali.. Poi è intenzione riconoscere il differenziale tra contratto provinciale e nazionale, oltre all'indennità di pronto soccorso. Per le altre professioni sanitarie abbiamo già sottoscritto l'accordo 2016/18 e aspettiamo che i sindacati vengano in Apran a firmare. Gli infermieri sono premiati con una somma economica annuale, inoltre hanno ricevuto l'indennità Covid e quella di malattie infettive, caso unico in Italia".

La sanità trentina fatica, una situazione che ormai perdura da moltissimo tempo, ma che ancora non sembra aver trovato una "soluzione" se non quella di ricorrere sempre di più ai "gettonisti", liberi professionisti assoldati dal sistema pubblico per coprire i "buchinella turnistica e per sopperire alla carenza di personale. A pesare nel braccio di ferro tra Provincia e Azienda provinciale per i servizi sanitari e sindacati e lavoratori sembrano soprattutto le questioni normative più di quelle economiche. 

"Abbiamo avuto un incontro un paio di settimane fa e l'interlocuzione prosegue - specifica Fugatti - ci sarà un altro confronto nei prossimi giorni". Un altro tema è poi quello della mobilità con il fronte sindacale che appare compatto e contrario ai "medici con la valigia". Ma qui la Provincia avrebbe indicazioni opposte.

"Dobbiamo parlare della mobilità che è minore rispetto a quella nazionale, ma questo argomento richiede tempo. E c'è l'esigenza di prestare attenzione alla conciliazione tempo/lavoro, riconoscimento del part time e della maternità. Ma c'è la volontà di spostarsi dal centro alla periferia e viceversa per alcuni giorni: c'è necessità di rendere omogenei questi scambi mentre adesso c'è una struttura a silo", aggiunge Ruscitti, mentre Fugatti conclude: "Negli incontri che abbiamo avuto con i medici c'è stata la richiesta di potersi spostare dalle realtà più grandi a quelle più piccole, come Arco, Tione e Cles. Ci sono le doverose rivendicazioni contrattuali, ma la volontà è diversa e l'opposto di quanto dicono i sindacati, i medici sono disposti a spostarsi: un tema importante per mantenere i servizi sul territorio".