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Scuola, l'estate in classe per i più fragili: "Maggiore interesse per lo studio e tre mesi di italiano e matematica recuperati"

Alzi la mano chi, negli anni di scuola, non ha dimenticato qualche insegnamento, qualche materia, qualche nozione, un pezzo di programma durante l'estate. Succede, soprattutto a chi è più fragile.

La buona notizia, anche contro il rischio dispersione che in Italia sfiora il 13%, arriva dai risultati, monitorati per la prima volta, di Arcipelago educativo, il programma sperimentale di Save the children e Fondazione Agnelli per il contrasto al summer learning loss, ovvero la perdita di nozioni che si verifica nei tre mesi di chiusura estiva delle scuole. Co-progettato e avviato nel 2020, dopo l’ulteriore erosione degli apprendimenti causata dalla pandemia, il progetto interviene per consolidare le competenze cognitive (alfabetica-funzionale e matematica) e non cognitive, come la motivazione ad apprendere, le capacità relazionali e socio-emotive.

Gli apprendimenti riconquistati

Grazie ai percorsi didattici mirati e personalizzati tra giugno e settembre, studentesse e studenti della scuola primaria e della secondaria di I grado in diverse situazioni di fragilità sparsi in nove città italiane, da Torino a Palermo, hanno ottenuto una crescita di apprendimenti in matematica e italiano che equivale rispettivamente a 2 mesi e a 3 mesi e mezzo di scuola.

Chi sono e da dove vengono gli studenti coinvolti

L’edizione 2022 del progetto, che ha coinvolto complessivamente più di 1.038 bambine, bambini e adolescenti tra i 9 e i 14 anni individuati dai docenti tra quelli a maggior rischio, è stata realizzata in collaborazione con 41 scuole primarie e secondarie di primo grado in 17 diversi Istituti comprensivi di Torino, Milano, Venezia-Marghera, Aprilia (provincia di Latina), Ancona, Napoli, Rosarno (provincia di Reggio Calabria), Bari e Palermo. Diversa la composizione degli studenti, per grado scolastico, per presenza di Bes/Dsa, ma soprattutto per presenza di giovani con background migratorio (quasi il 90% a Torino Alpi, nessuno a Palermo).

Cosa fanno: dal domino per le frazioni alla toponomastica di quartiere per la storia

All'interno dell'arcipelago educativo (una scuola), gli alunni sono stati divisi in isole, a gruppi di dieci, per svolgere attività insieme. L’intervento ha previsto 100 ore di sostegno in presenza per ciascuno studente, tra laboratori didattici, tutoraggi personalizzati e uscite didattiche in natura o in contesti artistico-culturali. Ecco qualche esempio di una tipo di Arcipelago Educativo: lo sviluppo delle abilità matematiche con gli sport di squadra, lo studio delle frazioni usando il domino, l’utilizzo delle espressioni idiomatiche per riflettere sulla lingua, escape room divise per materie per sfidarsi in enigmi sugli apprendimenti assimiliati e lo studio della storia attraverso la toponomastica del proprio quartiere, ma anche l’organizzazione di un safari urbano alla ricerca della flora e della fauna cittadine, e di itinerari per conoscere le bellezze della città e della natura, luoghi spesso mai visitati prima dai partecipanti al progetto.

La valutazione

Sia gli allievi che in estate hanno partecipato alle attività di Arcipelago Educativo (722) sia quelli che non vi hanno partecipato (ma che hanno potuto beneficiare dell’intervento in autunno) e facevano parte del gruppo cosiddetto di controllo (316) hanno effettuato a giugno un test per misurare le loro conoscenze in italiano (grammatica e comprensione del testo) e matematica (aritmetica e geometria). A tutti è stato riproposto lo stesso test appena prima che le scuole riaprissero i battenti. Bene: gli studenti che non hanno partecipato all’intervento sono arretrati in entrambe le materie, in alcuni casi si tratta di perdite consistenti (aritmetica), in altri modeste (grammatica). Gli studenti che invece sono "saliti sull'Arcipelago" hanno fatto progressi sia in italiano sia in matematica in modo significativo, con risultati ottimi in comprensione del testo. Non solo: il progetto ha più che compensato le perdite estive, nel senso che chi vi ha partecipato non solo non ha perso apprendimenti ma le sue conoscenze sono aumentate.

Notizie interessanti anche sul versante motivazionale e delle competenze socio-emotive: fra chi ha partecipato è cresciuto in modo considerevole l’interesse a imparare cose nuove, a capire ciò che si studia, a migliorare le proprie competenze. Allo stesso tempo, tra gli studenti è aumentata pure la preoccupazione per il nuovo anno scolastico e per le verifiche che li attendono, sintomo di una maggiore attenzione e aspettativa nei confronti dei propri risultati scolastici.

Un piano per il futuro

“L’estate rischia di essere un tempo povero di opportunità di socialità e di crescita per molti bambini e adolescenti che vivono in contesti svantaggiati. E questo non fa che allargare le disuguaglianze educative e amplificare i rischi di dispersione scolastica. Per questi motivi è fondamentale mettere in campo una stretta alleanza tra studenti, famiglie, scuole, terzo settore e altre risorse educative territoriali per fare del tempo estivo un tempo ricco di opportunità di crescita, di gioco e di apprendimento per tutti e per tutte. L’auspicio è che questa esperienza possa contribuire ad attivare un piano organico di apertura estiva delle scuole a partire dai territori più svantaggiati, in collaborazione con il terzo settore, e che possa rappresentare un utile contributo metodologico per quanti sono impegnati nel contrasto alla povertà educativa", sottolinea Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Insomma, conclude Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, "i risultati non confermano solo la validità del progetto insieme a Save the Children, ma crediamo dicano qualcosa d’importante al mondo della scuola e a chi decide le politiche scolastiche, anche con l’obiettivo di spendere nel modo migliore le risorse del PNRR".