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Scuole superiori: 9 cose da sapere per fare la scelta giusta

Dal mese di gennaio si aprono le iscrizioni al prossimo anno scolastico. La scelta però si fa adesso, analizzando le proposte delle scuole superiori (sempre più varie), andando agli open day, guardando il consiglio orientativo dato dai professori delle medie. Oggi è stata presentata anche l'edizione 2022 di Eduscopio della Fondazione Agnelli che ogni anno classifica le scuole città per città, pubbliche e paritarie.

Fra le tante domande che ci si pongono c'è quella sul percorso: una scuola che mi piace o una che mi dà un lavoro al momento del diploma? «Qualsiasi tipo di scuola», hanno spiegato a Vanity Fair le pedagogiste Elisabetta Rossini ed Elena Urso, «dovrebbe formare e far crescere la persona oltre che insegnare un mestiere. Affinare e fornire capacità di relazione, di comunicazione e di lettura della realtà. Senza questo il percorso scolastico è zoppo».

La scelta allora come si fa? «Certamente non si può prescindere da inclinazione e interesse personali perché una volta scelta la scuola superiore l’impegno poi deve essere costante. Se non c’è l’interesse si è perso già in partenza». Al centro ci deve essere lo studente che deve decidere insieme alla sua famiglia.

Le attitudini

Predilezioni personali e attitudini devono contare. Qualcuno dice almeno per il 50%. Non si va al classico senza almeno una propensione per italiano e letteratura, visto che poi verranno anche latino e greco. 

Il consiglio delle medie

L’indicazione degli insegnanti, nel passaggio medie-superiori, va tenuta in conto, come l’andamento scolastico e l’interesse. Non va invece riversata sul figlio la speranza o il sogno del genitore per un determinato tipo di scuola.

L’abitudine allo studio

La voglia di faticare sui libri conta in alcuni percorsi più che in altri e viceversa per la manualità. Non ha senso un’iscrizione a un’istituto tecnico o professionale che dà un posto di lavoro subito dopo il diploma se non si è in grado di fare un disegno tecnico già alle medie.

Le classifiche

Serve fino a un certo punto guardare alle classifiche, meglio chiedere a chi ha figli che frequentano la scuola che risulta interessante. Il non andare nella scuola prima in classifica non preclude niente. Non è solo l’Istituto, «tanto dipende da sezioni, professori e impegno del ragazzo».

Gli open day

Servono per conoscere le scuole e in particolare le attività extrascolastiche proposte, l’offerta formativa. Non bisogna cedere però alla frenesia di dover andare da tutti. Se si hanno figli con esigenze particolari come i Dsa queste sono le occasioni migliori.

Amici e vicini

Errore frequente è scegliere una scuola perché gli amici la scelgono o perché è vicina a casa. Alla lunga non sono vantaggi se non si è tenuto conto delle proprie capacità. Dal punto di vista pratico non è sbagliato scegliere una scuola superiore non troppo lontana da casa, anche perché il fare da solo il percorso fa parte di un discorso di crescita che non è meno importante rispetto all’aspetto formativo e di istruzione. Decidere di fare il sacrificio dell’attraversare la città deve avere una contropartita, la scuola deve dare davvero qualcosa in più che non trovo in quella di quartiere. Quello degli amici non può essere l’unico criterio, anche perché potrebbero scegliere un tipo di studio non adatto al ragazzo che li segue per le scuole superiori. 

Mai decidere per i figli. Bisogna ridurre al minimo sindacale l’ingerenza dei genitori. Per un genitore è spesso insostenibile l’idea della scelta sbagliata che il figlio, dopo il primo anno, possa dire che non è la sua strada o che sia bocciato. Non è detto che si faccia la scelta giusta al primo colpo, ma decidere per il figlio è pericoloso perché questo ragazzo non avrà mai la possibilità di crescere e crescere significa sperimentare sulla propria pelle anche una scelta sbagliata. Non è la fine del mondo perdere un anno a 14 anni. Il genitore deve dare un po’ di prospettiva. Ha dalla sua l’esperienza e sa che per trovare la propria strada ci sono mille modi.

Il lavoro

La prospettiva lavorativa non deve essere preponderante perché nessuno conosce con 10 o 15 anni di anticipo le richieste del mercato. Non si può contare a 13 anni su un percorso già precostituito. 

Gli errori

Gli insegnanti e i pedagogisti ne elencano molti. «L'errore più frequente», dice un docente di italiano al liceo delle scienze umane, «è scegliere per forza un liceo, pensando che sia il meglio in assoluto, quando magari non è la scelta giusta per quello specifico studente. Considerare gli ITC e i professionali scuole "di categoria minore"».

Due gli errori più comuni secondo la pedagogista Maria Michela Sebastiani. Scegliere esclusivamente in base al profitto della scuola media e focalizzare la scelta sulle possibilità lavorative. «Si fa ancora l'abbinamento "profitto elevato" quindi liceo; "profitto medio" quindi tecnico; "profitto scarso" quindi professionale. Conosciamo ragazzi che, per immaturità, hanno avuto scarsi rendimenti alla secondaria di primo grado, ma che poi hanno fatto un brillante percorso scolastico». Diversa la questione lavoro. «Focalizzare la scelta del percorso di studio sulle future prospettive di lavoro può essere una delle variabili da considerarsi, ma certamente non la principale. La velocità dei cambiamenti sia economico-ambientali, sia di sviluppo tipici dell'adolescenza, richiedono altre considerazioni, più centrate sulla formazione delle capacita di affrontare e gestire questi cambiamenti».

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