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Siccità: Legambiente, recuperabili 22 miliardi di metri cubi d'acqua 

Il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche nelle città e il riutilizzo di quelle reflue per l'agricoltura è pari a 22 miliardi di metri cubi all'anno, cioè circa 3 volte la capacità contenuta nei 374 grandi invasi in esercizio, che ammonta a circa 6,9 miliardi di metri cubi. E' la stima  fatta dall'Osservatorio CittàClima di Legambiente, che nel dossier "Accelerare il cambiamento: la sfida dell'acqua passa dalle città" fotografa la situazione anche a fronte del fatto che "sono aumentati del 367% i casi di danni a causa della siccità, dai 6 del 2021 ai 28 del 2022". La ong sollecita una roadmap.

"Numeri importanti" dice l'associazione ambientalista che presenta il dossier in vista della giornata mondiale dell'Acqua, il 22 marzo, e chiede al Governo Meloni "una strategia idrica nazionale in modo da avviare una nuova governance dell'acqua, che abbia come obiettivo non solo l'accumulo per affrontare i periodi di carenza, ma soprattutto la riduzione della domanda d'acqua e quindi dei prelievi e degli usi in tutti i suoi settori".

Le città devono diventare "laboratorio" e avere un "decalogo" con una serie di azioni e strumenti "da poter replicare e che potrebbero essere realizzati velocemente e con costi, in alcuni casi, del tutto sostenibili": dall'approvare in tutti i Comuni 'Regolamenti edilizi' con obblighi di recupero, riutilizzo e risparmio dell'acqua all'efficientare la depurazione delle acque reflue urbane, all'incrementare la permeabilità del tessuto urbano.

Il Cigno verde chiede "una roadmap per riqualificare e riprogettare gli spazi aperti e gli edifici delle nostre città che punti almeno al recupero del 20% delle acque meteoriche entro il 2025, del 35% entro il 2027 e del 50% entro il 2030; e dalla necessità che il recepimento del regolamento Ue 741/2020 per il riutilizzo delle acque reflue - in fase di osservazione presso il ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica - sia fatto in modo rigoroso".

Nel 2020 i dati pluviometrici di 109 città capoluogo di provincia ammontano a circa 13 miliardi di metri cubi (elaborazione di Legambiente su dati Istat) di acqua piovana
caduta su tetti, asfalto e cemento e convogliata nelle fognature o nei corsi d'acqua. "Uno spreco enorme se pensiamo che corrispondono al 40% dei prelievi medi annui di acqua in Italia (circa 33 miliardi di metri cubi)", ricorda la ong. Ottimizzare il ciclo idrico in città permetterebbe anche di aumentare le risorse disponibili per l'agricoltura: con i depuratori si avrebbero 9 miliardi di metri cubi all'anno di acqua ricca di nutrienti, che in Italia viene sfruttato solo per il 5%, secondo i dati di Utilitalia.